Esce Destro, entra Perrotta. Esce Osvaldo, entra Tachtsidis. Roba da perdere l’orientamento, da crisi d’identità: era Zeman? Sì, era proprio lui. E proprio a Pescara, la città che lo adora e lo rimpiange, ha ridisegnato la Roma in base alle esigenze del momento e di un avversario che abbaiava senza mordere. Nel finale, ha proposto un 4-3-3 molto teorico che si allungava in 4-5-1. Con Perrotta esterno destro, Marquinh esterno sinistro e un’immensa densità centrale: Pjanic, Tachtsidis e Bradley. Una novità assoluta, conservativa eppure rivoluzionaria se applicata da un allenatore come Zdenek Zeman. (…)
A volte, nelle domeniche lente, è saggio sapersi accontentare. E così la Roma ha capitalizzato al massimo il gol di Destro, arrivato dopo appena cinque minuti di gioco. Uno a zero fuori casa, alla Capello, un risultato che non era mai uscito sulla ruota zemaniana in questa prima parte del campionato in cui si era andati avanti a una media di oltre quattro a gara quando in campo c’erano i giallorossi. «Meritato»tiene a sottolineare il maestro che ha spiegato le sue sostituzioni con l’atteggiamento del Pescara, mica il Real Madrid.