Vent’anni fa esordiva in Serie A in un Roma-Pescara un ragazzo per il quale i colori giallorossi avrebbero significato molto. Era il 6 settembre 1992 quando Frederic Massara mosse i suoi primi passi nella massima serie con la maglia degli abruzzesi guidati da Galeone. Quel ragazzo che non ha mai indossato la maglia della Roma nella sua carriera da calciatore, è oggi il responsabile degli osservatori del club giallorosso. In un’intervista al sito ufficiale della Roma in vista della partita contro il Pescara, queste sono state le sue parole.
La Roma nel suo destino, insomma?
“Già. Era una calda giornata di fine estate. Vincemmo 1-0 con gol di Nobile, ma non posso dimenticare l’atmosfera che si respirava allo stadio. Entrammo a controllare il campo un’ora e mezza prima del calcio d’inizio. La Sud era già esaurita in ogni ordine di posto. Impressionante”.
Quel Pescara, al termine della stagione, retrocesse in B, nonostante alcuni giocatori di talento e un allenatore “totem” come Galeone. Ricordi di quel periodo?
“Molto belli. Non finì bene quel campionato, è vero, ma alcune partite restarono memorabili per il club e la città. Come il 5-1 alla Juventus o la sconfitta 4-5 con il Milan al quale era difficilissimo fare gol”.
E Galeone?
“Un conoscitore di calcio e un uomo di livello. Amava il gioco offensivo e aveva un gran rapporto con il gruppo. È un tecnico che ha segnato un’epoca”.
Dopo diciannove anni, il Pescara è tornato nella massima serie. Quali sono i loro punti di forza?
“Hanno una rosa di giovani interessanti. Noi seguiamo con attenzione Caprari, un giovane attaccante di nostra proprietà, e facciamo il tifo per lui. In più, hanno portato altri elementi di qualità come Quintero, Weiss e Vukusic. Fino ad oggi hanno un rendimento in linea con le attese iniziali. A dir la verità, le dimissioni di Stroppa mi hanno sorpreso perché qualche risultato era arrivato”.
Che ambiente troverà la squadra di Zeman all’Adriatico?
“Sicuramente caldo e passionale. Anche se c’è la pista d’atletica, il sostegno del pubblico di casa si sente e non manca mai”.
Da calciatore a manager, in quale dei due ruoli è più difficile affermarsi?
“In entrambi. L’importante è intraprendere la professione con entusiasmo e passione. Io ho avuto la fortuna di fare l’uno e l’altro. Anche se oggi, rispetto ai miei tempi, la categoria dei calciatori vive un momento di crisi. E non mi riferisco ai professionisti di Serie A o B, che all’esterno sono percepiti come dei privilegiati, ma di tutte le altre categorie: ragazzi che restano senza squadra perché le società continuano ad avere difficoltà per andare avanti. Non è semplice”.
Lei è anche un esperto di calcio giovanile. A suo avviso, il Campionato Primavera necessita di qualche cambiamento per favorire l’inserimento dei ragazzi nelle prime squadre?
“Se parliamo dell’introduzione delle squadre B, come in Spagna, questa potrebbe essere una soluzione auspicabile perché sarebbe più semplice monitorare la crescita dei calciatori. Per il resto, se guardiamo la Roma Primavera della scorsa stagione, ora molti di loro giocano tra Serie A, B e Lega Pro e lo fanno senza alcun problema: vuol dire che sono elementi di qualità. Dunque, va elogiato il lavoro di Bruno Conti e di tutti gli uomini che si occupano del vivaio giallorosso da anni”.
Una curiosità finale: per il lavoro di scouting (la ricerca di nuovi talenti in giro per il mondo), quanti filmati vedete in un anno?
“Moltissimi. Non saprei dare un numero, ma moltissimi. Al giorno d’oggi l’attività fruisce della tecnologia che permette di vedere partite di tutto il mondo a ventiquattr’ore dal loro svolgimento. Questo ci permette di monitorare meglio i vari campionati e di programmare gli spostamenti per osservare i calciatori in maniera più mirata. Le partite da visionare aumentano, ma è un lavoro che svolgiamo con grande dedizione”.
Fonte: Asroma.it