Tutti aspettavano la sua esplosione con ansia, ora sembra l’unico calciatore della Roma ad aver capito gli schemi del proprio tecnico, riuscendo, grazie al lavoro, a trasformarsi anche in un attaccante esterno. Erik Lamela è arrivato nella Capitale la scorsa estate, per una cifra superiore ai 16 milioni di euro, ritenuta da molti eccessiva; ma Sabatini, acquistando contro il parere del tecnico – come da lui stesso ammesso mercoledì sera – si è assicurato uno dei classe ’92 più forti del panorama mondiale.
Erik Lamela nasce a Buenos Aires il 4 marzo 1992; nazionalità argentina, ma passaporto spagnolo, che gli ha facilitato il trasferimento nel nostro campionato. Nel River Plate, club che lo ha lanciato nel grande calcio, copriva il ruolo di trequartista, o addirittura di centrocampista, sempre godendo di libertà di inserimento: questo suo impiego ha portato più addetti ai lavori a paragonarlo a Kakà. Simile al brasiliano anche per caratteristiche tecniche e fisica, anche l’argentino fa della partenza in progressione il suo punto di forza, oltre ad avere una protezione di palla notevole, grazie anche al suo passato da giocatore di calcio a 5.
CARRIERA. Erik è cresciuto con la maglia del River Plate, vivendo anche il momento più triste della storia del club, ovvero la retrocessione. Nonostante le sue ottime prestazioni, alla stagione d’esordio, non riuscì a conquistare la salvezza con i suoi compagni. Il 14 giugno 2009 esordisce in prima squadra contro il Club Atletico Tigre, in una gara valida per il torneo di Clausura; la sua prima rete arriva il 5 dicembre 2012, contro il Club Atletico Colon. Con i Millionarios scende in campo per 38 volte, di cui 34 nell’ultima stagione passata in Argentina; riesce a realizzare 4 reti, e grazie alle sue prestazioni si guadagna la convocazione con la Nazionale Under 20, di cui diventa subito un pilastro.
ARGENTINA. Nel 2011 prende parte ai Mondiali Under 20 con la sua Nazionale, nonostante un infortunio alla caviglia, che non gli permette di rendere al meglio. Scende in campo 4 volte, riuscendo a realizzare 3 reti: una contro il Messico, alla quale seguono i 2 rigori contro l’Egitto. L’Argentina delude le attese, abbandonando il torneo prima del previsto, ma il numero 8 giallorosso è uno dei pochi a salvarsi secondo l’opinione pubblica. Batista è il tecnico che lo ha portato con la selezione dei ‘grandi’, facendolo anche esordire. La Roma rischia di perderlo per tutto il mese di gennaio, per il sudamericano under 20, perchè la selezione di categoria argentina non si vorrà privare di questo talento, nonostante ormai sia nel giro dell’Albiceleste maggiore.
ROMA. 38 le presenze nella nostra Serie A, 10 le reti realizzate; contanto anche la Coppa Italia sono 40 le sue presenze in giallorosso, con 12 goal. Durante la scorsa stagione, che lo ha anche visto al centro delle critiche come tutti i ragazzi di Luis Enrique, è riuscito a mettere a segno 4 reti, tra alti e bassi. In questo inizio di stagione, invece, si sta affermando, seguendo le indicazioni del nuovo tecnico più di chiunque altro. Era stato ‘accusato’ di giocare troppo spalle alla porta, di non muoversi per la squadra: sta smentendo tutti. Ora gioca frontalmente, aiuta Piris facendo addirittura il terzino quando serve, ed è, soprattutto, il capocannoniere della squadra di Zeman, grazie alle 6 segnature.
In questa stagione ha giocato 700 minuti, è entrato in campo una volta, ed è stato sostituito, invece, in 2 occasioni. Utile in fase difensiva, come i veri esterni zemaniani, recupera una media di 5 palloni a partita, preciso nella costruzione della manovra, grazie al 76% di passaggi realizzati. Il ragazzo è sulla strada buona per diventare un vero calciatore, per superare le attese; sicuramente ad oggi è l’unica nota lieta di un inizio di stagione nettamente al di sotto delle attese.
A cura di Luca Fatiga