(A.Vocalelli) Continua a piovere, a diluviare, su alcune squadre. E il riferimento non è all’ondata di maltempo che ha imperversato in mezza Italia. Il riferimento è a quelle squadre che continuano a perdere, a rimediare sconfitte e figuracce. E a quegli allenatori che, in perfetto stile italico, si aggrappano a qualsiasi alibi, senza minimamente accennare a una parola – dimissioni – sicuramente scomoda, ma in molti casi onorevole. Non ci sarebbe neppure la necessità, il dovere, di accettarle queste dimissioni, ma almeno resterebbero come atto di buona volontà, di ammissione di colpe e magari servirebbero anche a sferzare i vari ambienti, a costringere a quel punto tutti a un bell’esame di coscienza.
Invece alle dimissioni – che per la verità avrebbe dovuto dare in estate davanti al disfacimento che si stava facendo della sua squadra – non pensa minimamente Allegri, che forse adesso è chiuso nel suo bunker proprio per costringere i dirigenti a fare quel passo (e non c’entrano le condizioni atmosferiche ) che toglierebbe di mezzo un bell’ombrello, perché l’allenatore in questi casi è davvero il parafulmine. Non accenna alle dimissioni Ciro Ferrara, che ha tante qualità, ma non può restare insensibile di fronte alla serie impressionante, sette consecutive, di sconfitte. Non accenna alle dimissioni Del Neri che è stato chiamato per rivitalizzare il Genoa e ha finito per far precipitare, cinque sconfitte consecutive, ancora di più la situazione. Non accenna, neppure un accenno, alle dimissioni Zeman, che è stato accolto trionfalmente dalla piazza e – almeno per stupire come fa a volte con la formazione – potrebbe provare a dare una scossa, dicendo di essere pronto a mollare. Anche in questo caso, non ci sono dubbi, sarebbero in tanti ad andare in soccorso del boemo, ma almeno sarebbe stato fatto il tentativo di proseguire nella strada meno convenzionale, visto che Zeman avrà pure tanti difetti ma ha sempre aperto discussioni e dibattiti scottanti.
A pensarci bene, non dovrebbero essere solo gli allenatori a dare le dimissioni. Ma anche quei dirigenti che hanno costruito certe squadre improbabili, e adesso un po’ si nascondono dietro gli errori e dietro lo scarso rendimento dei loro piloti. Ma se non mollano gli allenatori, i primi responsabili, per definizione portati a essere sempre sotto esame e sotto giudizio, è naturale che non facciano un passo del genere certi mega dirigenti, che hanno stipendi dieci volte più alti del presidente degli Stati Uniti e stanno lì sempre a ripetere, a spiegare che è sempre colpa di qualcun altro. Però pensateci: in questa Italia in cui non si dimette mai nessuno, sarebbe straordinario se si cominciasse proprio dal pallone. Sai gli applausi.