Lunedì sera si troveranno di fronte due dei tecnici più esperti del nostro campionato, che però il destino ha messo di fronte in due sole occasioni. Due amanti del calcio offensivo, due che credono nel gioco spettacolare, pur rischiando qualcosa di troppo durante le gare pur di regalare soddisfazioni ai propri tifosi. Sicuramente due mister che hanno raccolto meno di quello che avrebbero meritato. Nei due precedenti notiamo una vittoria casalinga per parte, e risalgono alla stagione 1998-99: il Boemo viveva la sua prima esperienza in giallorosso, mentre Ventura guidava il Cagliari. All’andata vinsero i sardi per 4-3, grazie al goal allo scadere firmato O’Neill, mentre al ritorno si imposero i giallorossi per 3-1, trascinati – nemmeno da dirlo – da uno straordinario Francesco Totti.
Giampiero Ventura nasce a Genova il 14 gennaio 1948, qualche mese dopo Zeman (nato nel maggio 1947 a Praga), ed inizia la sua lunghissima carriera da allenatore alla guida delle giovanili della Sampdoria, nel 1976. Nel 1979 si affaccia alla prima squadra, nel ruolo di vice-allenatore, mentre il Boemo inizia a farsi conoscere a Palermo, proprio alla guida delle selezioni giovanili.
A Lecce avviene il suo capolavoro: tra il 1995 ed il 1997 il tecnico ligure guida i salentini in Serie A, dopo averli presi in C1. Lecce, città cara anche a Zeman, che nel 2004-2005 ottenne la salvezza, e lanciò diversi talenti, tra cui Bojinov e Vucinic . Ventura passa poi alla guida del Cagliari, prima di tornare in blucerchiato, per guidare il club al ritorno nella massima serie.
Dopo anni sfortunati passati in giro per l’Italia, culminati con la retrocessione in serie C1 dell’Hellas Verona, riesce nel nuovo miracolo a Pisa: guida i neo-promossi toscani ai play off, grazie ad uno spettacolare 4-2-4 in cui spiccava un certo Alessio Cerci, forte attaccante esterno mancino in prestito dalla Roma, ed oggi di nuovo ai suoi ordini a Torino. Le maggiori fortune le raccoglie alla guida del Bari, soprattutto nella prima stagione, durante la quale raggiunge quota 50 punti, record per i pugliesi.
Come Zeman, quindi, ha dovuto attendere prima di raccogliere i giusti complimenti, e, sempre come il Boemo, lo scorso anno si è conquistato la promozione alla guida del Torino, che ad oggi sta facendo decisamente bene anche in Serie A, grazie ad una preziosa imbattibilità esterna.
Lunedì nessuno dei due tecnici dirà alla sua squadra di giocare per il pareggio, anzi, con ogni probabilità vedremo un calcio propositivo e spettacolare, e forse molte reti, considerando anche i due rocamboleschi precedenti tra i due tecnici. Anche Ventura schiererà la squadra secondo un 4-3-3, sfruttando la grande capacità di Cerci di allargare la difesa avversaria e puntare il diretto marcatore: di fronte a sè potrebbe trovare, però, Balzaretti, senza dubbio il migliore tra i terzini romanisti. Gazzi ha le chiavi del gioco granata, uno dei fedelissimi del tecnico, molto intelligente tatticamente ma decisamente povero dal punto di vista tecnico: sul piano del ritmo il centrocampo della Roma potrebbe essere superiore, nonostante l’assenza di De Rossi.
Zeman, a differenza del suo avversario, però, ha molto da giocarsi: se non rischia il posto, come ha potuto confermare anche Baldini, sta perdendo l’appoggio dei suoi tifosi e la credibilità all’interno di un ambiente che lo ha sempre venerato. Con una vittoria allontanerebbe i fantasmi, riavvicinando a sè la sua gente.
A cura di Luca Fatiga