(E. Menecucci) – Fatta l’area, il problema è tutto il resto. Lo stadio della Roma, sospirato dai giallorossi dai tempi di Dino Viola (che lo voleva alla Magliana), riproposto dai Sensi (col rendering alla Massimina) e rilanciato dagli americani, è ancora una nebulosa. Nella doppia conferenza stampa, a Orlando e a Trigoria, non si è andatimolto oltre l’indicazione — già nota — della zona di Tor di Valle. Lì dovrebbe sorgere il nuovo impianto, realizzato da Parsitalia (gruppo Parnasi), su terreno privato, per un club quotato in Borsa. E l’interesse pubblico? Secondo Gianni Alemanno, a Trigoria con l’ad Claudio Fenucci, «il quartiere ne uscirà riqualificato grazie agli oneri concessori che verranno pagati». E cita le opere che andrebbero realizzate: «Il depuratore dell’Acea funziona male, produce cattivo odore e verrà messo sotto terra. Verrà sistemata l’ansa del Tevere, la stazione della Roma- Lido, la mobilità su gomma, la via Ostiense».
Il sindaco parla di «sei mesi di progettazione e un anno di burocrazia, tra conferenze dei servizi e pareri vari». Regione, Sovrintendenze, Autorità di Bacino: l’area è soggetto a vincoli paesistici ed è zona di esondazione del fiume. L’obiettivo, giocarci nella stagione 2016-2017, viene definito«ambizioso, ma possibile». Molti i nodi da sciogliere. Primo: servirà una variante del Piano regolatore? Secondo Alemanno «no, perché il Prg già prevede un intervento di quel tipo nell’area». In realtà dipende dal progetto Parnasi-Roma. Il costruttore, dagli States, spiega: «Avevamo un vecchio progetto per quella zona, che abbiamo ridotto». Inizialmente, si parlava di 750 mila metri cubi complessivi, palazzi a quattro piani, una serie di insule intorno all’ansa del Tevere, albergo e centro commerciale.
E ora? Parnasi aggiunge: «Lo abbiamo ridotto della metà». Per le altre cubature spuntano altre ipotesi: al Torrino, ad esempio. Oppure al Pescaccio, XX Municipio, dove sempre Parnasi dovrebbe realizzare un nuovo ippodromo. In ogni caso, secondo Legambiente, su Tor di Valle la variante al Prg servirebbe: «Lì—dice Lorenzo Parlati — sono previste cubature per 14 mila metri cubi. E, senza legge sugli stadi, motivare una modifica con l’interesse pubblico mi sembra arduo… ». Ecco perché Alemanno si auspica, ancora, che quella legge venga approvata. Altro problema, le elezioni in mezzo: «In genere i processi si rallentano, ma lavoreremo fino all’ultimo », la promessa. E se il Campidoglio cambiasse colore politico? «È indispensabile che rimanga io sindaco…», la battuta di Alemanno. Siamo alla fine dell’anno, ma la campagna elettorale è già alle porte