(L. Valdiserri) – Questo è il calcio che porta gente allo stadio, che ti fa sopportare anche il freddo che ti entra nelle ossa, che ti fa venire voglia di tornare a casa e rivedere la partita in tv per coglierne tutti i dettagli anche se l’emozione, quella vera, te la può dare solamente la presenza. La sfida tra Roma e Fiorentina tiene fede alle promesse di bel gioco, di spettacolo e di gol ma la sfida pende dalla parte giallorossa per meriti di chi ha vinto e per le pesanti assenze di chi ha perso.
Poteva essere la notte di Zeman contro Montella. Oppure la partita dei tanti ex. È stata la ribalta scintillante di Francesco Totti, che sta vivendo una seconda giovinezza che porta miracolosamente con sé anche la maturità. Due gol, un assist per Osvaldo, il comando delle giocate, dei ritmi, dei tempi, l’impossibilità degli avversari di limitarlo con maniere lecite e meno lecite. Uno show che porta il capitano giallorosso a 221 gol in serie A, quattro meno di GunnarNordahl che, ancora per poco, è al secondo posto della classifica dei marcatori tutti i tempi.
La Roma ha vinto con merito, dando ragione alle scelte di Zeman che ha lasciato in panchina De Rossi e Stekelenburg. Il centrocampista è poi entrato nella ripresa, prendendosi tanti applausi dalla curva. Se la Roma vuole lottare per il massimo traguardo deve sfruttare al massimo tutti i suoi giocatori. I giallorossi hanno creato un numero clamoroso di palle gol e hanno raggiunto la Fiorentina a 29 punti in classifica. C’è voluto un gol di Osvaldo a unminuto dalla fine per domare definitivamente un avversario che era senza Jovetic (in panchinama non utilizzabile), Pizarro (in Cile per la morte della sorella e la sua assenza si è sentita ancor più di quella di Jo-Jo) e di Ljajic.
La Roma è ora nelle posizioni che contano e la crescita atletica, imperiosa, conta ancora più dei punti. È la quarta vittoria consecutiva e la squadra ha trovato un equilibrio molto proficuo tra l’idea di calcio offensivo che vuole Zeman, la possibilità di Totti di cercarsi la posizione più giusta secondo il suo istinto e l’utilizzo di alcuni giocatori in ruoli un po’ ibridima efficaci. Ieri è stato importante Pjanic, confermato in un ruolo più avanzato, proprio come a Siena.
Il bosniaco ha dato qualità a tutte le giocate dell’attacco romanista, che poteva segnare ancora più gol dei quattro realizzati. Ma Destro, molto bravo a lavorare per la squadra, è incappato in una giornata storta sul piano realizzativo: si è divorato due gol e due gli sono stati «rubati» da interventi miracolosi di Gonzalo Rodriguez. Ci ha pensato Osvaldo, che sottoporta ha una maturità maggiore, a fare quello che il ragazzino non riesce ancora a fare con continuità. La Fiorentina non esce ridimensionata, anche se ha dovuto interrompere la sua striscia di risultati positivi (erano nove) ed è incappata nella terza sconfitta in trasferta contro squadre di primo livello (prima era caduta contro Napoli e Inter). Montella è stato forse un po’ timido con la squadra iniziale, avanzando Cuadrado e mettendo Cassani a centrocampo.
La squadra del secondo tempo, con El Hamdaoui e Mati Fernandez ha creato di più, anche se ha concesso molto. L’assenza di Jovetic e Pizarro è stata pesante: solo con loro questa squadra, rinnovata e costruita sulle macerie della stagione scorsa, può essere competitiva ai massimi livelli. Mala squadra si è battuta fino al termine e ha tenuto il risultato in bilico.Lo spettacolo è stato totale fin dall’inizio, i gol sono fioccati insieme agli errori (particolarmente colpevole Viviano) e alle decisioni sbagliate dell’arbitro e di chi avrebbe dovuto aiutarlo. Mancano una clamorosa espulsione di Olivera, che ha calpestato Pjanic a palla lontana, e un gol regolare segnato da Marquinhos. Per fortuna il risultato è stato quello giusto. Sarebbe stato un peccato rovinare uno spettacolo così.