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ORA D’ARIA Quell’occhio strabico che guarda la Roma

Ora d’aria di Paolo Marcacci

Il ciuffo vagamente “rockabilly” di Bergonzi, quell’atteggiamento che ben conosciamo, autoritario e non autorevole, che risalta pure nella nebbia di Verona che ammanta il secondo tempo, nascondendo soprattutto, come ti sbagli, il fuorigioco di Pellissier, il calcione che Piris prende da Rigoni e una serie di altri episodiucci che ammazzano più di una ripartenza romanista. Son tutte cose che abbiamo già vissuto, per carità, quindi nulla di nuovo; soprattutto, le abbiamo già vissute con Zeman, nel senso che quelli della mia generazione, nati all’alba degli anni settanta, erano già grandicelli quando si consumava la prima epopea arbitrale del boemo.

Se dico prima è perché questa, sommando gli episodi incriminati, possiamo definirla già una nuova epopea.
Intutile passare in rassegna gli episodi dal due a due col Catania in poi, il nostro sito lo ha già fatto per tempo con dovizia di particolari; piuttosto colpisce un confronto con la prima era del boemo: all’epoca, la società e le sue proteste erano un tutt’uno con i mugugni, sintetici ma pesantissimi del tecnico; oggi invece si sente una pluralità di voci e di toni di fronte ai quali uno, cioè essenzialmente il tifoso, si sente disorientato. Prendiamo il dopo partita di domenica scorsa: il tecnico sceglie di non parlare, lanciando così un messaggio ancora più pesante di una lamentela; Baldini rappresenta la società dicendo una serie di cose che lasciano appena intendere ma sostanzialmente aggira la questione della direzione di gara; Balzaretti si pronuncia invece in maniera perentoria e diretta, invocando peraltro una presa di posizione decisa da parte della società. E’ chiaro che, a caldo e sentendosi defraudato da ciò che si è appena consumato tra le dune del “Bentegodi“, il tifoso si sente più rappresentato da chi accusa direttamente invece di traccheggiare dialetticamente ma, al di là di questo, dopo una prestazione buona (soprattutto nel primo tempo) e un arbitraggio che oggettivamente ci ha danneggiato, sarebbe bello almeno vedere una As Roma compatta e concorde nell’esprimere disappunto e delusione verso episodi che ci hanno penalizzato. Questo non renderebbe meno amare certe sconfitte immeritate, però almeno non ci farebbe venire il capogiro che spesso accusiamo a causa dello strabismo indotto dal dover guardare da una parte Zeman, le sue decisioni e prese di posizione e dall’altra, spesso abbastanza distante, le figure dell’organigramma societario, fatte salve quelle appena approdate a Trigoria (buon lavoro al Dott. Zanzi), che danno l’impressione (almeno a chi scrive ma magari è un semplice punto di vista) di non contemplare la presa in considerazione di una linea univoca, quale che sia, che tiri a bordo della rappresentazione mediatica del “mondo Roma” ogni sua componente, compresa la sfera tecnica.
  Comunque vada contro il Milan, speriamo di non chiudere l’anno sabato sera con l’ennesimo capogiro dovuto allo strabismo di cui sopra.
Paolo Marcacci 
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