(M. Cecchini) – C’erano «i giorni del vino e delle rose». Quelli che a viverli pareva già di sentire sapore e profumo, e ogni mattina che arrivava sembrava meglio di quella che era appena passato, come se la vita assomigliasse almeno un po’ al film agrodolce di Blake Edwards. Erano i giorni di Daniele De Rossi in ascesa, il tempo in cui sentendo parlare di vino non veniva in mente lo stordimento e nominando le rose non si alludeva a spogliatoi troppo affollati. Adesso non è cambiato tutto, ma sembra sia cambiato molto. Di Capitan Futuro — il soprannome storico del centrocampista azzurro — nessuno parla quasi più. A pensarci bene, tutto è assai strano, soprattutto quando si pensa che De Rossi, se sabato giocherà contro la Fiorentina dell’amico Montella, raggiungerà la 400a presenza in maglia giallorossa.
Dubbio Zeman Ecco, già il «se» che introduceva la frase dà il senso della rivoluzione che ha spazzato le gerarchie di Trigoria. De Rossi torna disponibile dopo tre turni di squalifica e, ormai, non è più sicuro di avere un posto da titolare, proprio come Zeman ha certificato domenica dopo la partita contro il Siena. D’altronde, il boemo ha certificato come Tachtsidis sia un vero regista, mentre De Rossi e Bradley siano più elementi d’interdizione. Vero o falso che sia, già l’equivalenza sancisce un cambio di vento, senza contare che Florenzi è ormai un insostituibile e Pjanic risulti in rapida ascesa nel borsino dell’allenatore.
Psg & Real Con queste premesse i 32.746 minuti giocati in giallorosso sbiadiscono. Colpa della gomitata a Mauri nel derby che ha indirizzato il match e tolto di scena Daniele in quelle tre partite della resurrezione romanista? Non proprio. La situazione del giocatore s’incaglia nelle strategie societarie che vedono De Rossi non più centrale nel progetto, soprattutto quando il nuovo contratto lo ha portato a percepire un ingaggio netto di circa 6 milioni (premi compresi). La dirigenza ha detto chiaramente come il club sia pronto ad ascoltare offerte e a questo punto non è escluso che le partite da qui a Natale (Fiorentina, Atalanta in Coppa, Chievo e Milan) spieghino un po’ meglio quale sarà il ruolo di De Rossi in questa Roma. Di sicuro l’azzurro ha estimatori nelle maggiori società europee, però il gradimento del giallorosso va verso due piazze: il Real Madrid e il Psg. Non è escluso che già a gennaio questi due club si possano muovere, ma al momento le posizioni poco brillanti di Mourinho e Ancelotti consiglierebbero prudenza, in attesa che l’estate definisca il valzer delle panchine (compresa quella della Roma, ovvio) e i budget disponibili, anche se le quotazioni dell’azzurro (che nel 2013 compirà 30 anni) non sono più stratosferiche come fino a poco tempo fa.
Orgoglio Sabatini A muovere le fila, comunque, sarà il d.s. Sabatini, che ha parlato del momento della Roma. «I ragazzi hanno trovato subito la forza di tirarsi su dopo la sconfitta nel derby. L’obiettivo che vuole sentirsi dichiarare la gente è un obiettivo di posizionamento decoroso, la Champions o altro, ma il traguardo che ho in mente è quello di consolidare noi stessi ed essere competitivi tutte le domeniche. La Roma sarà completa quando avrà un’idea vera di se stessa». E dopo un rosario di complimenti a Totti, Perrotta e Marquinhos, Sabatini conclude così: «Siamo contenti dell’organico». Difficile dubitarne, anche se rimbalza ancora la voce dell’interessamento a Jung (Eintracht). Come dire, la Roma è ancora un cantiere aperto in cui, però, non è detto che ci sia ancora posto per De Rossi. «Speriamo che Daniele vada incontro a Zeman e Zeman faccia lo stesso», sussurra un dirigente. Speriamo, ma Trigoria sa essere molto grande, e a volte è facile perdersi.