(F.Oddi) – Sugli almanacchi c’è scritto Anzio («Solo perché l’ospedale non c’era», dichiarò tempo fa il direttore interessato) ma Alessio Romagnoli, la sorpresa più bella della fredda serata con l’Atalanta, è di Nettuno, cresciuto sul campetto vicino all’oratorio del San Giacomo. E visto che di Bruno ce n’è uno, e viene da quelle parti, il suo destino era già scritto. «All’epoca giocava terzino sinistro e quando serviva a centrocampo — spiega Bruno Conti — Il difensore centrale ha cominciato a farlo alla Roma. Lo segnalò Attilio Olivieri, che all’epoca faceva da osservatore per noi, Stefanelli mi girò l’informazione, io da quelle parti avevo buoni rapporti e venne in prova a Trigoria». Impressionò subito. «Era gracilino, non aveva tanta forza, ma ci colpì la sua intelligenza, capiva prima degli altri dove sarebbe andato a finire il pallone. Si capiva che con quella testa, e con tutto il lavoro che gli avremmo fatto fare, poteva arrivare lontano».
SELEZIONE DURISSIMA Esordì in giallorosso a dieci anni, coi Pulcini, si giocava 7 contro 7, in rosa erano 35, a Trigoria ne sono rimasti 6, tra cui tre dei 4 difensori degli Allievi di Sandro Tovalieri di qualche mese fa: il terzino destro, Nanni, ieri era capitano di una Roma rimaneggiata che ha perso 3-0 con la Lazio al «Wojtyla»; il sinistro, Sammartino, al torneo non c’era neanche, perché la sua scuola aveva organizzato un evento minacciando voti ribassati in pagella a chi fosse mancato. Cose che capitano a 17 anni, più raro è trovarsi a far coppia con Burdisso all’Olimpico. Romagnoli con l’argentino l’aveva già fatto, ma solo a Trigoria, a maggio con la Primavera: l’ex centrale dell’Inter era tornato dall’infortunio quando la prima squadra era già in vacanza.
TALENTO PRECOCE Anche Romagnoli non avrebbe dovuto essere lì: aveva cominciato con gli Allievi, ma il suo talento con i coetanei era sprecato e Alberto De Rossi se lo portò su. Poi era tornato a fare le finali con Tovalieri, il tecnico che da bambino lo aveva reinventato difensore centrale. E poi il nulla: con la prima squadra non aveva saltato una convocazione, ma non era mai entrato, in Primavera ormai non lo mandavano più, le sue uniche gare ufficiali in questa stagione le aveva giocate con l’Under 19 di Evani, anche lì coi ragazzi più grandi. Fino all’esordio di martedì in Coppa Italia: a Zeman è piaciuto, e lo ha detto pubblicamente, la serie A ormai è a un passo. Come la patente: tra un mese sarà maggiorenne e da Trigoria a Nettuno potrà venirci da solo.