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GAZZETTA DELLO SPORT Totti: “Se parlo mi squalificano”. Baldini: “De Rossi? Non è felice”

Totti

(M. Cecchini) – Tra la rabbia del Bentegodi e l’analisi del d.g. Franco Baldini c’è in mezzo il silenzio. Parziale, ricco di «sponde» d’autore, insidioso. Quanto basta, insomma, per disegnare una Roma – alla sesta sconfitta stagionale – furiosa con l’arbitro Bergonzi (quello che nella scorsa stagione Osvaldo aveva definito: «Uno che si crede dio»), pur nella consapevolezza che la prestazione stavolta non è stata all’altezza delle aspettative. In ogni caso, il manifesto programmatico è a cura di capitan Totti: «Meglio se non parlo, altrimenti mi squalificano».Il «cahier de doleance»? Lunghino. Il gol, due penalty su Totti e Balzaretti e l’ammonizione a Castan che gli farà saltare la prossima sfida col Milan. 

Zeman & Baldini Logico che il silenzio dell’allenatore, comunque, faccia rumore come una polemica. «Visto quello che è successo, sono più sereno se non parlo», ha detto infatti a Baldini, che lo racconta e chiosa. «Il suo stato d’animo è montato per decisioni a suo parere non corrette. Ma sugli arbitri non si può lavorare, mentre in generale la partita col Chievo è stata poco brillante. Tutto sommato doveva finire con un pareggio, invece è stata decisa da un episodio controverso». Se Balzaretti dice come la società «si deve fare sentire», il d.g. è netto: «Un dirigente non deve discutere su episodi, le prestazioni degli arbitri a volte sono buone altre meno, noi dobbiamo pensare a noi: stavolta non siamo stati all’altezza. Forse ha pesato la gara di Coppa e il terreno non ci ha favorito, ma sono convinto che possiamo stare lo stesso nel gruppo delle prime». Poi, piccolo screzio tra Osvaldo e un tifoso (che gli contestava la prestazione) alla stazione di Verona.
Caso De Rossi Fa rumore, infine, la certificazione di due sorpassi: Goicoechea su Stekelenburg e soprattutto quello di Tachtsidis su De Rossi. «Ovvio che Daniele non possa essere felice di non giocare – ammette Baldini – però nelle ultime 3-4 partite le scelte di Zeman sono sempre state definite azzeccate. Comunque De Rossi non è meno importante degli altri. La società mette a disposizione la squadra più forte, poi ci sono le scelte dell’allenatore, che ha la legittimità di privilegiare un giocatore oppure un altro. Sono tanti i club ad avere dei titolari che vanno in panchina per un po’. Noi abbiamo il compito di costituire la rosa più forte possibile. Col budget potevamo permetterci un campione indiscusso come De Rossi, ma poi non mi metto a discutere le decisioni del tecnico». Il problema è che lo fanno in tanti, a Roma e non solo. E forse Psg e Real Madrid si fregano le mani. Un cruccio, forse, per il presidente Pallotta, in arrivo a Roma con tanti progetti in testa (nuovo stadio e nuovo plenipotenziario) e un pizzico di malinconia in più. 
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