(P.Liguori) – Arriva alle spalle delle grandi e vuole batterle.Zeman è sempre Zeman: più gli danno addosso e più risponde in campo. Arriva a fari spenti la sua Roma e stasera li accenderà assieme a quelli dell’Olimpico. Luci, c’e laFiorentina di Montella, il nostro amatissimo Vincenzino, forse l’allenatore più celebrato in questo scorcio di campionato. In molti avrebbero voluto che sedesse sulla panchina giallorossa, ma li c’è il Boemo quello che lo volle a Roma e lo fece acquistare per lasciarlo a Capello. Vincenzino è affezionato alla maglia giallorossa (ne ho una sua bianca, che mi regalò gli spogliatoi del Camp Nou, dopo un indimenticabile 1-1) e ai suoi tifosi, che lo hanno sempre amato. E la sua Fiorentina è piena di ex. Purtroppo non possiamo sbagliare questa partita. Vincere significa continuare a correre verso la cima della classifica, ma soprattutto battere la celebratissima Viola significa convincere che Zeman è tornato e può far male a quelli davanti.
E poi sarebbe un bello schiaffo ai corvi che finora ci hanno spiegato che Il Boemo sbaglia tutto e, quando non sbaglia, è perché non gioca da Zeman. Un pregiudizio duro a morire, ma per i tifosi veri quell’abbraccio della squadra a Siena, dopo il gol di Perrotta, è suonato come la tromba che segnala il ritorno dei «nostri».
Per la felicità completa manca ancora Daniele De Rossi. Il «nostro» De Rossi, quel leader naturale del centrocampo, semplice, schietto, coraggioso. Quello degli ultimi tempi è preoccupato, cupo, pensieroso. Non sembra più lui. Se vuole tornare davvero, probabilmente Zeman è la migliore occasione possibile, perché tiene fermi i suoi principi e i suoi modelli, ma non ha mai emarginato nessuno. Deve fare come l’allenatore: rispondere in campo. Quando critica un grande giocatore, lo fa per riportarlo nel gruppo.
Abbiamo una Fiorentina da battere, un Vincenzo da far soffrire un po’, e un Daniele da rimettere in gruppo. Ce ne sono proprio di buoni motivi stasera.