(M. Ferretti) – Erik Lamela, 8 reti prima dell’infortunio patito alla caviglia durante Roma-Torino (19 novembre), si è stancato di non giocare. Da quando è tornato a disposizione di Zdenek Zeman è rimasto immobile in panchina in occasione della sfida contro la Fiorentina (contro l’Atalanta in Coppa Italia era squalificato) e domenica scorsa a Verona ha giocato (maluccio) solo uno scampolo di partita contro il Chievo. Se Erik – che è ancora il miglior cannoniere giallorosso – non fosse apparso ogni giorno (e più volte) in quel divertente spot automobilistico con Totti e Osvaldo, qualcuno forse si sarebbe dimenticato di lui. I segnali che nelle ultime ore sono arrivati da Trigoria, comunque, danno l’argentino assai vicino al ritorno in squadra dal primo minuto. E farlo contro il Milan del suo coetaneo El Shaarawy, il capocannoniere del campionato, avrebbe il forte sapore di una sfida nella sfida.
I due hanno in comune l’anno di nascita, il 1992 (come Marco Verratti, il brasiliano Neymar, il tedesco Goetze, l’inglese Wilshere e gli spagnoli Muniain e Isco, per citarne alcuni), grosse doti innate da un punto di vista tecnico ma qualità non completamente simili sotto l’aspetto tattico. Anche se, uno con Zeman e l’altro con Allegri, hanno imparato a giocare sull’esterno, Erik a destra e Stephan a sinistra. L’evoluzione dell’ex River Plate ha del clamoroso, visto che nessuno aveva ipotizzato un rendimento così importante in quel ruolo.
LA SVOLTA Tutto è cambiato quando Zeman l’ha pubblicamente bacchettato alla vigilia della prima contro il Catania: «Lamela non ha capito niente di come deve giocare in quel ruolo», le parole del boemo. Quando l’argentino ha cominciato a fare un po’ dei movimenti che gli chiedeva Zdenek, la storia è diventata tutta un’altra: gol a raffica, otto in totale prima di quella dolorosa distorsione alla caviglia. Da miglior cannoniere della Roma a riserva il salto è stato enorme, sproporzionato. E ingiusto, se vogliamo, visto che Erik non era uscito di squadra per demerito ma soltanto per infortunio. Al suo posto Zeman ha proposto Destro e Pjanic e le cose (tranne che a Verona) non sono andate male, solo che entrambi hanno interpretato il ruolo di attaccante di destra in maniera completamente diversa rispetto a Lamela, in primis perché l’argentino è un mancino che gioca destra mentre gli altri due sono destri. E la differenza sul piano della manovra non fa fatica a farsi notare. Lamela entra dentro il campo e ha la palla per tirare sul piede giusto, insomma.
L’ALTERNATIVA Per la partita di stasera, Lamela deve guardarsi ancora dalla concorrenza di Pjanic e Destro. Il primo potrebbe giocare da intermedio, e questo favorirebbe la presenza dell’argentino; l’ex senese a destra ha rappresentato sempre una soluzione d’emergenza e anche un po’ forzata. Questo per dire che tutto sembra convergere verso il ritorno in campo del Coco dal primo minuto, «il titolare a destra», come l’aveva definito Zeman prima del ko dello scorso 19 novembre. Ecco perché una sua esclusione anche stasera, aprirebbe un caso impensabile fino a un mese e mezzo fa.