(V. Cerracchio) – Dal pantano di Parma al nebbione di Verona. La Roma inciampa ma stavolta c’entrano poco gli sgambetti atmosferici. Se prendi un gol in fuorigioco chiaro nell’azione susseguente a un probabile rigore negato, e per giunta manca un niente alla fine, gli imputati non possono che essere l’arbitro e i suoi svagati assistenti. Tutto già visto. O se preferite non sentito. Perché di silenzio si parla: quello assoluto di Zeman e quello sibilante di Totti.
Ma se i giallorossi scivolano e si ritrovano braccati dal Milan, prossimo avversario all’Olimpico, un bel po’ di colpa è anche loro. Il miglior attacco a secco per la prima volta e contro la terz’ultima difesa del torneo dirà pure qualcosa. La Roma ha avuto poche occasioni e Sorrentino è stato bravo: stavolta gli zemaniani se la sono presa troppo comoda, pagando soprattutto la svagatezza di Osvaldo. Poi certo gli episodi sono tutti a sfavore ma non si può tacere dell’ennesima esclusione iniziale di De Rossi, peraltro presto costretto a trasformarsi in difensore per l’infortunio del giovane Marquinhos a sostituzioni già ultimate.
Il dg Baldini parla di scelte tecniche da rispettare ma il caso persiste al di là dei sorrisi di circostanza al momento dell’ingresso del vicecapitano (fascia passata da Totti a Osvaldo). Se Daniele è un patrimonio della società, come ripetono i dirigenti, la soluzione va trovata in fretta. (…)