(M. Izzi) – Ogni pistola ha la sua voce e questa la conosco (Clint Eastwood – Il Buono, il Brutto, il Cattivo – ).Francesco quota 221 …Osanna per un kolossal che non cessa di entusiasmare e di mantenere promesse. Dell’aspetto tecnico hanno parlato, parleranno in molti, certamente più qualificati del sottoscritto, ma una considerazione devo farla. Nel primo gol contro la FiorentinaFrancesco si è trasformato nel Clint Eastwood del calcio.Il tocco fulmineo di apertura per Destro, quello ad alzare del passaggio di ritorno e la conclusione a rete tutte rigorosamente di destro, in un equilibrismo da giocoliere.
Anche il personaggio interpretato da Clint Eastwood nei film di Sergio Leone usava solo la mano sinistra per lasciare la destra (sul cui polso spiccava una fascia in pelle) sempre libera di poter sparare. E Francesco spara ancora a ripetizione. Dall’aspetto tecnico a quello sentimentale. Le bandiere del calcio sono come i Gronchi rosa, Francesco è una di queste bandiere. Nella prefazione firmata per il libro La maglia che ci unisce, scrive: «(…) Fin da bambino ho avuto un rapporto speciale con la maglia giallorossa che, assieme al pallone, è stato il regalo più bello della mia infanzia e che ha accompagnato tanti dei miei sogni. (…) A casa di mamma e papà conservo gelosamente tutte le maglie dei miei ricordi, compresa quella che mi consegnò, nel 1989 Domenico Tortora, indimenticabile dirigente del settore giovanile della Roma (…) A Trigoria, poi, un giorno ho avuto anche l’onore di indossare la maglia più “emozionante” di tutte, quella con cui Agostino Di Bartolomei disputò, il 30 maggio 1984, la finale di Coppa dei Campioni (…)». Ecco, Francesco Totti è questo, un campione, un fuoriclasse che nella maglia della Roma è letteralmente cresciuto, un campione che è la quint’essenza non solo della storia giallorossa che ha vissuto da protagonista (tanta), ma anche di quella che ha “ereditato” come tifoso.
Quando Francesco segnò il suo gol numero 206 in serie A, il sito ufficiale dell’UEFA scrisse: «La Monarchia in Italia è stata abolita nel 1946, ma l’attaccante della Roma che ha soffiato a Roberto Baggio il quinto posto della classifica dei migliori cannonieri del torneo di tutti i tempi, ha festeggiato l’evento esibendo una t-shirt che recitava: “The King of Rome is not dead”». Oggi, al sigillo 221 cosa dobbiamo ancora scrivere?Forse semplicemente cercare di spiegare il segreto di questa longevità. A partire dalla professionalità, dalla voglia di soffrire e lavorare sul campo d’allenamento, alla faccia di tutti i luoghi comuni sui romani e: “a pajata” “er ponentino” e “se famo du’ spaghi” e “voja de lavorà sartaje addosso”. Totti è la faccia di Roma che in tanti non vogliono vedere ….
Da vent’anni dicono che “è sorprendente e stupisce”. Dopo vent’anni stupisce? Il sole sorge, i fiumi scorrono al mare e Totti è Totti, una legge di fisica… e di fisico. Ma non basta questo ad arrivare alla completezza della formula, occorre aggiungere la capacità intatta di emozionarsi. Nel 2011 Francesco scriveva: «Mi chiedono spesso se ancora riesco ad emozionarmi, quando entro all’Olimpico o quando faccio un gol. Se dopo tanti anni mi fa ancora effetto sentirmi sotto i riflettori. E’ sicuramente vero che con il passare del tempo e la maturità si diventa più freddi e le sensazioni vengono percepite in modo differente. Ci sono però giornate che riescono a trasmettermi ancora un brivido». E quel brivido è arrivato contro la Fiorentina e si è trasmesso come una scossa a tutto l’Olimpico. Il vento furioso che soffiava sugli spalti, oltre a spargere gelo ha gonfiato le bandiere regalando un’atmosfera da Braveheart. E il “Cuore Impavido della Roma” ha battuto fortissimo come fa sempre, nella vittoria e nella sconfitta (e questo ogni tanto qualche critico di parte dovrebbe iniziare a darlo per assodato). Quanti sono i romanisti cresciuti con Totti capitano? Tanti, tantissimi, la prima fascia di Francesco contro l’Udinese (il 31 ottobre 1998 e anche in quell’occasione con una doppietta) risale a più di 14 anni fa, hanno avuto e continuano ad avere un privilegio raro, che gli altri, pochi altri, chiamano sorpresa. Il Capitano, il mito, da ragazzo aveva a sua volta un mito: «Giannini era il mio idolo. Be’ più che altro mi piacevano i capelli, sì, i capelli che quando giocava erano bagnati e lunghi. Quella era una cosa che guardavo. Io in quel periodo ce li avevo corti, rasati più che corti, ero l’opposto». Ecco, quando vedo un gol di Totti ripenso ai capelli di Giannini, alla maglia di Agostino, al gol al Parma, ripenso a tante storie romaniste che in fondo hanno un solo nome che è un urlo: Totti. E voi, ancora sorpresi?