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IL ROMANISTA E’ la Roma, bellezza

Curva Sud

(T. Cacnucci) – Dicono che fuori dallo stadio Azteca ci sia una targa che ricordi la bellezza di Italia-Germania 4-3, non s’è mai capito se ’sta storia sia vero o meno, per non perdere tempo mettetecene una e scolpiteci questo Roma-Fiorentina che è finita pure meglio rispetto a quella (non solo perché è 4-2, ma perché ha vinto la Roma). Mettetela al Louvre, al MoMa, al Prado, sotto casa, riscrivete i capitoli sul Bello della Critica del Giudizio di Kant, fatela vedere ai vostri figli per insegnare loro cos’è la Bellezza, così come una volta si facevano vedere quelle cartoline coi tramonti, le albe, le montagne e i mari per rassicurare tutti che la vita è bella, che la natura è immensa, e che – sì – andrà tutto bene.

La Roma è de più. E andrà tutto benissimo. Questo è un capolavoro del genere umano, è un fatturato di dieci uomini più altri tre di buona volontà e con una fede Ceca, più uno che è uno e trino, fa due gol e un assist che è la definizione dell’altruismo e della geometria pura (un passaggio di tempo fra Gandhi e Einstein); e un filosofo: si chiama Zdenek Zeman, insegna calcio da sempre in Italia, ieri ha dimostrato che può essere arte. Quasi amore. Abbiamo avuto più palle gol in questa partita che nei tre anni di Mazzone più gli ultimi due di Ranieri. Ieri era l’8 dicembre. Lasciamo perdere l’Immacolata, non siamo blasfemi: parliamo direttamente del Divino: l’8 dicembre trent’anni fa allo stadio Olimpico la Roma di Falcao giocò contro il Colonia la partita che la fece grande veramente per la prima volta nella sua storia.

Alla vigilia era impossibile pensare di poter onorare una simile ricorrenza con un Roma-Fiorentina qualsiasi di un campionato che sembrava (sembrava) anonimo, invece la Roma c’è riuscita. Quello che ha fatto Totti, quello che ha indicato Zeman, quello che hanno corso tutti, quello che ha toccato Pjanic onorano quella memoria e quella storia. Erano secoli che non giocavamo così, nemmeno il Licata che vinse 6-1 a Frattamaggiore (la partita più bella di sempre secondo il Boemo) nemmeno la Roma che perse 3-2 col Milan a Milano 14 anni sono state così belle. Belle e possibili. Belle e vincenti.

È questa la rivoluzione. Eccola la parola giusta, eccola: non è andata in pensione. In pensione, almeno stamattina (che bella domenica da cornetto e da bacio al ragazzino) ci vanno i gufi, ci vanno gli schiavi del risultato e della moda che son quattro mesi che rimpiangono prima Stramaccioni (3-1 e a casa zitto) e Montella che “ce l’avevamo in casa”, “perché andare a prendere un 65enne bollito, rincoglionito, che è cambiato, però è pure sempre lo stesso, che è scontato, che non esalta i talenti”.

Chiedetelo a Miralem Pjanic (dicevano che non era zemaniano) e a un certo Francesco Totti. Poi a Francesco Totti ditegli di aprire un account su twitter così il Papa può parlare direttamente col principale. Amen. E così sia. Perché, per il resto, la bellezza di questa partita e di questa vittoria – che ci proietta dove stanotte ognuno di noi ha spudoratamente sognato di poter arrivare – sta nel fatto che nessun romanista oggi si può lamentare che praticamente ieri Zeman in panchina abbia lasciato il mare.

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