(P. A. Coletti) – A tutto campo. Come sempre. Simone Perrotta non si risparmia mai, in campo e fuori. Non si tira indietro, quando viene chiamato in causa dà sempre il suo cotributo. Ieri è tornato a parlare, dopo un lungo periodo di latitanza da telecamere e microfoni, e le sue sono parole che contano, da capitano. «De Rossi è protagonista assoluto di questa squadra, un giocatore eccezionale, ha delle qualità che sono evidentemene superiori alla media, è molto attaccato alla squadra e alla società: solo noi sappiamo quanta amarezza aveva negli spogliatoi dopo l’espulsione nel derby». […]
«Il suo problema è che ci ha abituato sempre a delle prestazioni davvero eccezionali. Quest’anno ha giocato qualche partita normale e allora ci si interroga su di lui, ma io credo e spero che non lascerà la Roma, ci può aiutare ancora tanto». […]
Un esultanza speciale quella di domenica, voluta, cercata e meritata, per chi da troppo tempo non provava quella gioia. Esattamente da 465 giorni, era il 23 aprile 2011 e Perrotta segnava il suo ultimo gol in Serie A al Chievo Verona. Da lì in poi per Simone tanta delusione per le troppe partite viste dalla panchina prima con Lus Enrique e ora con Zeman. Ma da vero tifoso la delusione più grande per Perrotta è stata non vedere la sua Roma vincere. Non riuscire a far sbocciare il progetto dalla nuova Roma americana, alla spagnola prima, boema poi. Ma lui, come scrive, Totti «è un campione ed un esempio di come va vissuta la professione di calciatore, un modello di serietà, impegno e valori morali, una persona su cui si può sempre contare»[…]
Il gol di Siena, infatti, è molto di più di una soddisfazione personale. È il gol della terza vittoria consecutiva, è la prima volta che la squadra non delude le aspettitive, è la conferma della bontà del lavoro di Zeman e di conseguenza anche di chi l’ha scelto, è il gol dei tifosi, i primi a cui Simone ha pensato andandoli subito ad abbracciare con quella pazza corsa, è il gol della Roma, di Roma. «L’esultanza della squadra alla rete di Simone era densa di significati ed un segno di quello che lui rappresenta per tutti noi, dai più esperti ai più giovani», sempre firmato Totti. Perrotta ieri a Sky ha descritto quel momento come «uno dei più belli della mia carriera. L’esultanza de miei compagni, continuata anche nello spogliatoio, e l’affetto ricevuto dai tifosi nei giorni seguenti sono due sensazione straordinarie, che porterò sempre dentro di me, ch evalgono più di qualsiasi altro trofeo». Perrotta poi ha parlato di Zeman: «È un allenatore diverso da tutti quelli che ho avuto prima. Ha grande esperienza, allena da trent’anni sempre nello stesso modo. Vuole sempre attaccare, vuole sempre che puntiamo la porta avversaria per fare gol. Io spero che grazie a lui la Roma ci possiamo togliere molte soddisfazioni». Domani sera all’Olipico arriva la Fiorentina di Vincenzo Montella, ex compagno di squadra e allenatore di Perrotta: «Lo ricordo più da giocatore ce da alenatore. Ma per quel poco che ho visto posso dire che Vicenzo ha delle qualità evidenti. […]».
A parlare per Perrotta sono i numeri: nove anni di Roma, 302 presenze, 44 gol, 25 assist, due Coppe Italia e una Supercoppa italiana. Con in mezzo un mondiale vinto assieme ai suoi amici di sempre Totti e De Rossi. Una vita per il pallone, nove anni solo per la Roma. Con i giallorossi Simone ha giocato ovunque. […]