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IL ROMANISTA Tutti uniti, la Roma chiama

L’esultanza al gol di Perrotta

(D.Galli) Correeete, scappaaate, arriva lo squadrone giallo-rosso, giallo-rosso! Lo squadrone è un gruppo straordinario, un Totti più altri dieci atleti in campo mai stati così compagni, un insieme perfettamente integrato di senatori e baby che sabato sera avrà bisogno di un compagno in più. Il suo pubblico. Non solo la Curva, non solo le Curve: tutto lo stadio. La Roma ha chiesto il sostegno massimo nel punto (per ora) più alto di Zemanlandia 2, la vendetta, nel giorno in cui passato e presente si ritroveranno di fronte. «Facciamo sentire il calore del tifo giallorosso! Sabato sera – è il messaggio della società sui social network – tutti allo stadio contro la Fiorentina. (…)».

A chi è romanista però non servono inviti. Chi è romanista sa già da solo cosa rappresenta Roma-Fiorentina e questo Roma-Fiorentina di più. C’è un pezzo di Roma che sfida se stesso, c’è chi come Aquilani ha cantato la Roma che conosce e se la porta dentro anche a Firenze, c’è chi come Toni c’ha fatto cantare il tricolore in una notte da orgasmo e chi come Montella il tricolore ce l’ha fatto vincere, ci sono Pradé e anche il simpatico Pizarro. Dall’altra parte c’è però la cosa più importante di qualsiasi uomo o donna che vesta temporaneamente questa maglia. C’è l’As Roma.

C’è una squadra che ha fatto 9 punti nelle ultime tre partite, che nell’ultimo mese ha collezionato 12 punti su 15, prima davanti proprio alla Fiorentina e al Napoli (11), alla Lazio (10), all’Inter e alla Juve (7). C’è una squadra che è una famiglia allargata, così allargata che la telecamera che riprende l’esultanza di Perrotta non contiene tutte le maglie, tutti i fratini, tutte le giacche a vento che piombano addosso al Campione. Perché in quel gol c’è l’As Roma. In quel gol c’è l’esperienza di uno Zeman saggio, disposto a modellare le sue idee in funzione degli interpreti, a preferire Pjanic a Lopez perché il 4-3-3 è un dogma, ma su come applicarlo ci si può confrontare.

In quel gol (…) c’è Destro che vola su Osvaldo, c’è concorrenza ma non antagonismo.

Il ballo di Simone è il bello della Roma di oggi. È più matura, ha più attributi e là dove fino a qualche tempo fa faceva acqua da tutte le parti, in difesa, è adesso più affiatata. Manca un solo elemento per rafforzarla, manca quel qualcosa che non ha valore, che non si può comprare in nessun calciomercato. Si chiama amore. In trasferta ce lo nega il sistema, in casa abbiamo uno stadio per noi. Col Torino, l’inizio della sfida – “mò devono fa’ 9 punti su 9″, e l’hanno fatti – all’Olimpico si presentarono in 30.547, 24.534 abbonati più 6.013 paganti. Desolante.

Tra quattro giorni il quadro potrebbe, dovrebbe, essere completamente opposto. Ci sperano a Trigoria, ci spera la squadra che ha cambiato passo, che ora che è venuto l’inverno è diventata primavera, che per diventare uno squadrone nel giorno più importante ha bisogno di un coro e centomila voci. Quelle che hai fatto innamora’.

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