(N. Apicella) – Natale (e non solo) in campo. “Certo ci divertiamo, l’atmosfera allo stadio è stupenda. Ma…”. Già, vuoi mettere il cenone in famiglia, i regali scartati tutti insieme davanti l’albero. Gianfranco Zola ama l’Inghilterra, Londra è la sua seconda casa. “Ma il calcio non è tutto e Natale mi piacerebbe passarlo con tutta la mia famiglia, in questo periodo dell’anno invidio non poco i giocatori italiani”. Che rivedranno il campo solo il 6 gennaio, quando il Watford, club londinese che gioca la Championship, la seconda divisione inglese, da questa stagione guidato dal 46enne tecnico di Oliena, avrà giocato quattro partite in dieci giorni. È il calcio (inglese), bellezza. “Non mi lamento mica, sia chiaro. Giocare in questi giorni è davvero bello, soprattutto per l’atmosfera che si respira negli impianti, ma un po’ di invidia rispetto a miei colleghi italiani c’è”.
L’avevamo lasciata qualche mese fa in un albergo di Roma, doveva diventare l’allenatore della Lazio. Sembrava tutto fatto, poi cosa è successo?
”E’ vero, ad un certo punto sembrava tutto fatto, mancava poco. Alla fine però la trattativa non si è concretizzata. Cose che nel calcio succedono. La Lazio ha trovato un ottimo allenatore in Petkovic, spero che il Watford abbia fatto lo stesso con me”.
Il Watford. Come ci è finito?
”Il progetto che mi ha presentato la famiglia Pozzo (proprietaria in Italia dell’Udinese e in Spagna del Granada, ndr) mi è piaciuto molto, è il posto ideale per crescere come allenatore. Questo è un momento importante della mia carriera, il Watford è la seconda squadra che alleno dopo l’esperienza al West Ham. Ho l’opportunità di capire se posso diventare un grande allenatore o restare un allenatore tra virgolette normale. Ho tanto da imparare ma anche tanta voglia di crescere”.
La stagione come va?
”Il bilancio finora è positivo, siamo andati oltre le aspettative. Siamo sesti, l’ultimo posto utile per i play off. La società ha l’ambizione di arrivare in Premier League, non di vincere subito anche se ci proviamo. Stiamo lavorando per dare una identità alla squadra”.
E’ vero che preferisce perdere 5-4 piuttosto che pareggiare 0-0?
”In realtà preferisco vincere 5-4 (ride). A me piace un calcio propositivo, giocato all’attacco, mi piace arrivare al risultato attraverso il gioco. Se ci riesco bene, altrimenti mi dedico ad altro”.
Lo scorso anno ha visto lavorare da vicino Guardiola e Zeman.
”Ed è stato fantastico, un grande arricchimento, non solo tecnico. Ammiro tanto Guardiola, per il modo in cui ha fatto giocare il Barcellona, ma anche per come si comporta. Lui e Zeman insegnano calcio, io nel mio piccolo cerco di imitarli”.
Ha un pomeriggio libero, quale squadra sceglie di vedere?
”Ne dico tre. Barcellona, Roma e la Juve”.
Ci regala un assist per trasferirci in Italia. Juve ancora senza rivali?
”Le rivali ci sono, ma forse non hanno ancora raggiunto il livello della Juve. In questo momento la squadra di Conte ha qualcosa in più, ma il campionato italiano resta lo stesso interessante. Mi aspettavo qualcosa in più dal Napoli, aveva l’occasione per riavvicinarsi al primo posto ma non l’ha sfruttata”.
Resta il dato di fatto inconfutabile che il calcio italiano non se la passa benissimo.
”E’ chiaro che se pensiamo all’Italia degli anni ’90 il paragone non regge. Allora si dominava, in europa e nel mondo, i migliori giocatori li prendevano i club italiani. Oggi purtroppo non è più così. Il campionato inglese, spagnolo ma anche quello tedesco sono di un livello superiore al nostro. In Italia la gente non va più allo stadio, c’è disaffezione quando invece il calcio dovrebbe regalare gioia, emozioni positive. Gli ultimi scandali hanno aggravato la situazione. Bisogna ricompattarsi e rinnovarsi e non è solo una questione di impianti”.
In Inghilterra c’è un italiano che ultimamente è presente più sui tabloid che in campo. Balotelli.
”Di Mario ho parlato tante volte. Può trovare tranquillità e serenità, non gli manca nulla. Deve solo volerlo, il talento non gli manca. Gli auguro di riuscirci”.
Il Pallone d’Oro a chi lo assegna?
”Se guardiamo i numeri non c’è storia, Messi fa praticamente corsa da solo. Io avrei premiato Pirlo, un grande giocatore”.
In giro c’è qualcuno che le somiglia?
”Mi piacciono tanto Mata, Hazard e Oscar del Chelsea, giocatori moderni, dotati di grande tecnica, straordinari. In Italia invece, oltre a Pirlo ammiro molto Marchisio e Giovinco”.
Chiudiamo con la Champions, Milan-Barça e Celtic-Juve negli ottavi.
”Nel calcio non ci sono certezze, il Barcellona è ovviamente favorito ma il Milan è una squadra che merita il massimo rispetto. Anche la Juve è sulla carta favorita ma quella con il Celtic non è una sfida semplice”.
Fonte: repubblica.it