In una semifinale poco conta il tatticismo, soprattutto quando la Coppa Italia rappresenta l’obiettivo di una stagione che già a gennaio può considerarsi finita per una Roma che a inizio anno si proponeva come anti-Juve (almeno a detta del tecnico).
Fondamentale è quindi la preparazione e l’approccio alla gara, ed a suonare la carica era stato già nella vigilia il capitano. Giusto l’approccio dei giallorossi, che concedono poco all’ inter da subito, che attaccano la porta, che sanno quanto sia importante portarsi in vantaggio già dalla sfida dell’Olimpico, magari senza subir reti. Obbligate le scelte del tecnico, anche quella che lo porta a schierare un Tachtsidis ancora lontano dall’essere un regista.
STEKELENBURG. È ormai il secondo portiere, quello di Coppa, ma risulta essere più decisivo e sicuro del suo titolare. Iniziamo da lui l’analisi di questo match, perché quando è tra i pali i suoi compagni di reparto sono tranquilli, sicuri. Ci mette la mano quando i suoi centrali vengono superati; unica pecca la gestione della rimessa dal fondo, ma questo errore sembra più dovuto ad una sbagliata valutazione tattica di Zeman.
I TERZINI. L’effetto Torosidis trasforma Ivan Piris: il paraguaiano è probabilmente il migliore in campo, grazie anche ai due assist decisivi. Puntuale in fase di spinta, si sacrifica sempre accompagnando un Lamela sovrastato da Juan Jesus, nn sbaglia mai una diagonale in fase difensiva. Nonostante il suo rendimento altalenante continua a servire assist decisivi ed a mostrare prestazioni – anche se di rado – convincenti. Ripete, purtroppo, lo stesso errore che regalo il goal a Mauri nel derby, ma senza causare lo stesso danno: un terzino non deve mai rinviare al centro un pallone, e questo lo si sa fin dai più bassi livelli calcistici.
Al contrario, invece, di Balzeretti, che è sempre generoso, ma non riesce a trovare lucidità offensiva.
TACHTSIDIS. Il greco non riesce a mostrare le qualità tanto decantate da Zeman. Secondo il boemo sono i compagni a non capire le sue giocate, ma, a quanto pare, capirlo è difficile per tutti. Sbaglia stop e passaggi, e dalle sue parti concede praterie agli avversari, e centralmente non riesce a supportare la manovra, ne a servire negli spazi i compagni.
L’ATTACCO. Ad illuminare la manovra è sempre Totti: la sua posizione mette in difficoltà tutto il centrocampo e la difesa di Stramaccioni. I nerazzurri lo maltrattano, e vengono puniti poco rispetto a quel che meriterebbero.
Destro segna, ma continua a non convincere: quando arriva davanti alla porta ‘pensa’ troppo, scegliendo spesso l’opzione sbagliata. Ottimo l’anticipo su Ranocchia, pessima la scelta che lo porta a ciccare un ottimo cross servitogli da Florenzi.
Come su detto, a soffrire di più è Lamela, più per meriti del suo diretto avversario che per suoi meriti. Vedere Marquinhos e Juan fa pensare che la coppia centrale del Brasile sarà tra le più forti del mondo tra qualche anno.
LA ZONA SUI CALCI PIAZZATI. La Roma marca a zona anche sui calci piazzati, ormai dalla scorsa stagione. La scelta non sembra vincente, come possiamo vedere analizzando l’occasione della rete di Palacio. L’argentino si sistema tra Burdisso e Marquinhos, tagliandoli fuori sull’assist di Guarin:marcando a uomo l’unica punta avversaria, in tali occasioni, si eviterebbe di trovarsi in difficoltà.
A cura di Luca Fatiga