Ex portiere della Fiorentina, oggi in procinto di diventare allenatore, Giovanni Galli, è intervenuto ai microfoni de “La città nel pallone” sulle frequenze di RadioIes 99.8, per parlare della situazione portieri in Italia e non solo. Queste le sue parole:
Su Goicoechea?
“Lo sto scoprendo adesso perché prima non lo conoscevo. Diciamo che ha alternato buone prestazioni ad altre meno buone”.
Su Stekelenburg?
“Mi è sempre piaciuto come struttura, caratura e anche tecnicamente. Pensavo si potesse ambientare meglio, ma rimane comunque tra i migliori 10 portieri al mondo”.
Su Perin?
“Il futuro di Perin ci auguriamo tutti che possa essere roseo e pieno di soddisfazioni. Domenica ha fatto delle cose importanti, sopratutto al 90esimo quando con il Pescara sopra 2-0 è riuscito a negare il gol a Jovetic. Nonostante la partita fosse quasi terminata, è riuscito a mantenere la concentrazione. Di solito succede che si pensi che sia già tutto finito”.
Su Buffon?
“Mi ha colpito in maniera particolare il suo errore. Gigi non ha bisogno di avvocati perché è il portiere più forte in assoluto. Da grande professionista e uomo ha riconosciuto l’errore. Si riparte e non se la porterà dietro. Sono cose che gli scivolano addosso”.
L’avvicendamento tra Viviano-Neto?
“Quando Montella parla di Neto dice che è un grande portiere, quando parla di Viviano dice che non si deve portare addosso il peso della curva Fiesole. E’ un messaggio a Viviano che ad oggi non ha dimostrato quello che tutti si aspettavano. Il valore del giocatore non si discute, ma Neto ha fatto quattro partite importanti”.
Sul ruolo del portiere?
“Si dovrebbe avere una mentalità più aperta per quanto riguarda il ruolo del portiere. C’è sempre un titolare, ma è vero che ogni tanto può avere un influenza o un infortunio e allora bisogna ricordarsi che c’è anche un secondo portiere se non un terzo”.
Futuro da allenatore?
“Ho iniziato da giocatore, ho fatto il dirigente, ora l’allenatore. Mi piace conoscere e sapere: questo può aiutarmi a crescere ancora”.
Osvaldo-Destro?
“Gli equilibri nello spogliatoio sono importanti, così come è importante la credibilità di un allenatore. Se vuoi ottenere la fiducia di un gruppo non puoi guardare la carta d’identità o il nome”.
Su Osvaldo?
“E’ un giocatore concreto: basta guardare i numeri dei suoi ultimi due anni. Prima era più leggero e meno professionista. Gli manca l’ultimo salto di qualità: è un giocatore che ha molte doti, ma deve diventare un leader e questo vuol dire essere professionisti dentro e fuori dal campo”.
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Fonte: La città nel pallone, RadioIes