(T. Riccardi) – L’ultima volta che era stato all’Olimpico non risale a tanto tempo fa: era il 7 ottobre 2012, giorno di Roma-Atalanta (per la cronaca, 2-0). Prima della partita si celebrò l’evento della Hall of Fame, con la presentazione degli undici giocatori migliori di tutti i tempi: Tancredi, Cafu, Aldair, Losi, Rocca, Di Bartolomei, Bernardini, Falçao, Conti, Amadei, Pruzzo. Ma la passerella fu anche per altri campioni che hanno fatto la storia del club. Tra Cudicini, De Sisti, Graziani, Rizzitelli e tanti altri, c’era anche lui, “Il Principe”, Giuseppe Giannini, capitano della Roma anni Ottanta e Novanta: 15 stagioni in giallorosso, 436 presenze, 75 gol tra campionato e coppe. Domani, prima di Roma-Inter, sarà di nuovo lì, sotto la Sud, a raccogliere cori e applausi dei suoi tifosi perché, come dice un famoso coro, “il passato non si dimentica”.
Che sensazioni dà tornare da protagonisti?
“Le emozioni sono difficili da spiegare. Ogni volta che ti presenti davanti quel settore e vedi quei colori, quelle bandiere, la mente torna indietro agli anni che mi hanno regalato soddisfazioni nonostante momenti belli e altri meno. È importante celebrare gli ex in questo modo, solo chi ricorda il passato può far bene nel presente”.
Frequenti spesso lo stadio da tifoso?
“No, ma sono venuto di recente per la Hall of Fame”.
Una cartolina dei tuoi anni che ti porti dietro?
“L’esultanza a fine partita dopo il derby del 3-0, vinto con i gol di Balbo, Cappioli e Fonseca, è la prima a cui mi viene da pensare, ma ce ne sono tantissime altre”.
Tipo le lacrime dopo il gol al Foggia?
“Esatto, un altro momento bellissimo: era una di quelle stagioni sfortunate, in cui non andava bene niente. Arrivò quella palla, la controllai e la tirai verso la porta senza neanche pensarci. Andò dentro e per noi quella rete rappresentò una vera e propria liberazione, la zona retrocessione la allontanammo definitivamente e riuscimmo addirittura a sfiorare la qualificazione in Europa. Un gol, quello di Foggia, che mi ha ricordato quello di Destro dell’altra sera a Firenze. Spero che da lì riparta la stagione giallorossa”.
Cosa è stata per te la Roma?
“Tutto, la mia vita, come anche per Bruno Conti e Totti. Essere simbolo e capitano della Roma significa avere tante responsabilità unite a amore e passione. Quando hai un ruolo di questo tipo non puoi permetterti atteggiamenti e comportamenti sbagliati. Io ho cercato sempre di rappresentare la mia società nel migliore dei modi, in ogni sede, e di dare tutto per questa maglia. Essere menzionati ancora oggi è già di per sé uno straordinario trofeo. È come essere un leader di un partito politico, che viene ricordato nel tempo”.
Fonte: asroma.it