Lunedì 19 novembre, ore 22.10. Allo stadio Olimpico di Roma, Angelo Ogbonna rovina goffamente su Marquinho. E’ un attimo: Calvarese, assistente di porta di Russo, indica il dischetto. Osvaldo prende la palla, la sistema, guarda fisso Gillet e lo trafigge. Venti minuti più tardi, sarà Pjanic a matare definitivamente il Toro. E’ un attimo, quello che serve a Zeman per salvare la panchina giallorossa. Pochi (o nessuno?) conoscono la storia degli otto giorni che hanno separato la sconfitta nel derby dal successo liberatorio sui granata, che ha inaugurato una striscia vincente cancellata dagli inciampi in serie nelle ultime quattro domeniche. Proviamo a mettere ordine.
Domenica 11 la Roma esce con le ossa rotte dal derby. La stracittadina doveva rappresentare l’occasione per il rilancio definitivo, dopo il successo convincente ottenuto a spese del Palermo, e per scavalcare i cugini della Lazio. Al 90′ i giallorossi tornano negli spogliatoi col terzo ko consecutivo contro i rivali più odiati e in preda al caso De Rossi, la cui prematura espulsione ha pesato come un macigno sulle velleità di rimonta. La dirigenza (che pure ha le sue colpe, con Baldini che nella settimana che conduce all’impegno più atteso “apre” alla cessione di capitan futuro) non perde ulteriormente tempo. Si torna a lavorare sui campi di Trigoria soltanto di mercoledì, ma gli stati generali entrano in scena ben prima.
Il settore giovanile fa capolino nel quartiere generale ben prima rispetto ai beniamini della prima squadra. Sul campo “c” del Fulvio Bernardini, gli Allievi Nazionali (in testa al campionato con 8 vittorie ed un pareggio) preparano la trasferta di Crotone agli ordini di Sandro Tovalieri. Un membro del direttivo affianca il “Cobra”. Bastano poche parole: “La posizione di Zeman non è più così sicura. Se col Torino non dovesse vincere, potrebbe servirci il tuo aiuto”. Scartata l’ipotesi, a stretto giro di posta, del traghettatore, la società ha scelto di attingere dal vivaio. Le formazioni dell’agonistica sono cinque, di cui tre impegnate in tornei a carattere nazionale. Quella più in vista, la Primavera, è guidata da Alberto De Rossi ma, per ovvie ragioni di diplomazia (e per scelta stessa del papà di Daniele), la candidatura non viene neppure presa in considerazione. Così pure la soluzione Coppitelli,promettente prospetto al timone dei Giovanissimi, ma ancora troppo giovane (è un under 30) per soddisfare le attese di una piazza esigente e per avere il polso di uno spogliatoio zeppo di primedonne.
Si decide senza tentennamenti: Sandro Tovalieri. Il centravanti di Pomezia, cresciuto nelle giovanili prima di esordire con Liedholm e proseguire la carriera da bomber con la valigia, rappresenta l’ideale soluzione tampone. Le affermazioni in serie con Torino, Pescara, Siena, Atalanta (Coppa Italia) e Fiorentina, però, fanno tramontare l’ipotesi. Ma occhio ai ritorni di fiamma. Dopo le sconfitte con Napoli e Catania ed un bilancio perfettamente identico a quello (disastroso) di Luis Enrique nel 2012, Zeman si gioca tutto nei prossimi 180′ tra Fiorentina ed Inter. E chissà che quel pour parler novembrino non si trasformi in una convocazione ufficiale nelle stanze segrete di Trigoria.
Fonte: squer.it