Italo Zanzi, nuovo Ceo giallorosso, prima della serata di festa trascorsa a Orlando con tutta la Roma, si è detto convinto del progetto Roma. Queste le sue dichiarazioni:
Dottor Zanzi, come è andato il suo approccio con la Roma?
«Bene, sto imparando a conoscere le persone. (…) Sono in carica da una settimana, è stata una settimana impegnativa».
Con quale spirito affronta la nuova avventura?
«Sento molto la responsabilità nei confronti di chi ha deciso di puntare su di me. (…)».
Avrebbe mai detto che un giorno sarebbe diventato amministratore delegato di un club di calcio?
«Sì. O meglio, una cosa del genere era sicuramente tra i miei sogni. Era una delle aspirazioni della mi vita e quindi, me lo aspettavo come si possono aspettare che cose che ti sei posto come obiettivi o possibili traguardi».
Nella Roma passerà tutto da lei?
«La mia idea di lavoro è quella che si basa sull’organizzazione e sul coordinamento. Per fare questo questo serve sicuramente individuare una figura, una persona, all’interno di qualsiasi grande gruppo. Non credo che penserò a tutto io (…) Ma sento di poter dire che proverò ad essere l’allenatore dei dirigenti. Così come in campo l’allenatore organizza e coordina i giocatori, proverò a fare io nella sfera dirigenziale».
Già, i dirigenti. In tanti pensano che a questo punto la Roma ne abbia troppi e che così risulterà difficile dividere i compiti e individuare i responsabili…
«Ma coloro che hanno lavorato finora lo hanno fatto molto bene. Franco e Walter (Baldini e Sabatini, ndi ) hanno costruito un gruppo di giocatori molto forti. Claudio (Fenucci, ndi) ultimamente si è occupato della questione relativa allo stadio e lo ha fatto in maniera egregia. Le società di oggi sono organizzate così, c’è un dirigente per ogni area di lavoro. Per quello che ho potuto vedere e capire della Roma sono ottimista per il futuro».
Tra coloro che ha conosciuto in questi giorni c’è anche Francesco Totti: che impressione le ha fatto?
«Credo che per noi non ci possa essere miglior ambasciatore di lui. Per la Roma e per il calcio in generale Totti è ormai un simbolo, per me è davvero un onore avere l’opportunità di lavorare con lui. (…) Ho visto che rapporto ha Totti con il resto della squadra: assolutamente perfetto, mantiene questa sua immagine di leader ed esercita il suo ruolo di capitano, ma allo stesso tempo è collaborativo e a disposizione del gruppo. Un grande».
Quindi toccherà a lei rinnovargli il contratto?
«Non credo sia giusto per me entrare nel merito di una questione così importante dopo così poco tempo. Ciò che posso dire è che Totti per noi rappresenta un asset di assoluto valore e come tale sarà trattato. Oltre, come detto, ad essere un grande uomo».
Totti l’altro giorno era al suo stesso tavolo per presentare la scelta di Tor di Valle quale area su cui costruire lo stadio…
«Una questione di cui si occuperà a tempo pieno un dirigente, che però non sarà mai solo. Sì, ci sarò anch’io nel gruppo di lavoro di un progetto così importante, ma toccherà anche a Fenucci, al nostro direttore commerciale (Christoph Winterling, ndr) e al project manager (Luca Parnasi, titolare del terreno di Tor di Valle, ndi) ».
Per quanto riguarda lo stadio c’è anche il tema legato alla violenza. Ha già individuato la strategia con cui muoversi in tal senso?
«E’ un problema al quale dovrò dedicarmi. La base di partenza sarà il buon rapporto da costruire con le autorità locali, servirà una relazione continua con le forze dell’ordine. Il problema non è relativo solo alla Roma. Sappiamo che il nostro pubblico è molto caloroso e noi amiamo la passione dei nostri tifosi, per noi è fondamentale. Ma a volte la troppa passione può degenerare e quindi va incanalata nei binari giusti, cercheremo di farlo anche attraverso la tecnologia. Dovremo parlare con i nostri tifosi attraverso messaggi finalizzati al concetto che non può essere sempre compito delle forze dell’ordine evitare atti di violenza, tutti devono sapere ciò che si può e che non si può fare. Anche in questo ci vuole appeal da parte nostra, deve essere creato un circolo virtuoso per far sì che si mantenga la splendida atmosfera che i romanisti sanno creare e il pubblico sano possa continuare a godersi lo spettacolo della partita».
C’è poi il rapporto con la Lega e e la questione dei diritti tv. Qual è il piano?
«Alle nostre cose pensiamo da subito, io sono aggressivo nel modo di operare. Ma quando ci sono altri interlocutori dobbiamo dare vita a un confronto. Andranno individuati nuovi ricavi senza però dimenticare alcuni punti fermi: l’incolumità dei giocatori messa a repentaglio spesso dalle partite invernali, gli impegni delle nazionali che restano sacrosanti e la regolarità dei campionati in generale. Prima un piano nostro e le nostre questioni interne, e poi il confronto costruttivo con le altre parti in gioco, credo si faccia così e così faremo».
Lei era già un appassionato di calcio?
«Assolutamente sì, pensate che sono cresciuto nel mito della Nazionale azzurra del 1982, quella che vinse il Mundial di Spagna. Dino Zoff, Paolo Rossi, che spettacolo. E poi il migliore, Bruno Conti».
Se ne intende, quindi. Quali sono secondo lei i giocatori più forti di oggi?
«Non saprei entrare così nello specifico e fare qualche nome, anche perché sono talmente tanti quelli che mi piacciono e ci sono così tanti ruoli… In generale però i migliori sono quelli che vincono».
Ma quelli della Roma non hanno ancora vinto…
«Questo non fa niente, i nostri sono sicuramente meglio di tutti gli altri».
Fonte: corriere dello sport