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CALCIOMERCATO Branchini: “Guardiola ha scelto il Bayern perchè in Italia non c’erano progetti seri”

Pep Guardiola

L’avvocato Giovanni Branchini, storico agente di mercato, ha rilasciato queste dichiarazioni sulla scelta di Guardiola di allenare il Bayern Monaco:

Guardiola al Bayern Monaco: una scelta per certi versi inaspettata, visto che circolavano nomi di altri club, ma per altri aspettti perfettamente in linea con il personaggio. Quali sono le motivazioni della decisione presa dall’ex allenatore del Barcellona?

“Il motivo mi sembra evidente. Da sempre c’è la consapevolezza che la scelta avrebbe tenuto conto di vari aspetti. Già la decisione di prendersi un anno sabbatico è poco comune, perché non è facile e non è usuale scendere mentre stai cavalcando la tigre. Guardiola invece è una persona particolare, con un modo tutto suo di vivere questa professione. E in questo senso si spiega da sé la scelta di una società che può vantare un certo tipo di storia e che appartiene a un tipo di calcio, quello tedesco, meno isterico rispetto ad altri. Quella del Bayern è anche una realtà nella quale chi arriva a fare l’allenatore ha anche la possibilità di avere a che fare con grandi personaggi che sul campo hanno percorso la stessa strada di Guardiola e che conoscono il calcio come pochi altri. Parlo di ex campioni come Hoeness e Rummenigge. Sono grandi dirigenti, che vivono la loro professione e il loro ruolo con un aplomb particolare, con la naturalezza di chi le cose le conosce. Inoltre, al Bayern, Guardiola trova un ambiente e una società che non hanno frenesia di dover fare investimenti importanti, ma che quando è il caso non hanno paura nemmeno di farli, sempre naturalmente con un occhio al bilancio. E, infine, al Bayern c’è una rosa competitiva, che gioca un buonissimo calcio”.

Come è nata e quando si è sviluppata la trattativa?

“La trattativa vera e propria per definire un accordo si è sviluppata nella pausa invernale del Bayern Monaco e della Bundesliga. Heynckes ha fatto sapere al club bavarese che stava pensando a un’ipotesi di ritiro a giugno e da quel momento il lavoro diplomatico svolto nei mesi precedenti ha iniziato a portare i suoi frutti. Mi riferisco alla normale attività diplomatica che un grande club come il Bayern deve fare, per essere pronto ad affrontare qualsiasi eventualità. Nel momento in cui si è conoscenza del fatto che un grande allenatore è libero e che nel giro di un anno tornerà ad allenare, ci si inizia a muovere”.

Quali erano le altre opzioni per Guardiola?

“Diventa spiacevole fare dei nomi, perché può suonare irriguardoso verso chi alla fine non è stato scelto. C’erano squadre molto importanti, più o meno quelle delle quali si era parlato nei mesi scorsi, con proposte straordinarie dal punto di vista economico. Sotto questo aspetto, si conoscono i club che possono offrire ingaggi importantissimi (Chelsea e Manchester City su tutte, ndr). Anche il Bayern ha fatto un grande sforzo, ma la cifra stanziata è lontana da quella proposta da questi altri club. Per i motivi che ricordavo prima, però, Guardiola ha scelto il Bayern senza alcun tentennamento o indecisione”.

Le visite di Ferguson a New York, dove Guardiola sta trascorrendo il suo anno sabbatico, erano state interpretate come l’inizio di un passaggio di consegne fra i due sulla panchina del Manchester United…

“Ferguson ha un appartamento a New York e ci si reca spesso. Le visite degli ultimi mesi quindi non avevano a che fare con Pep. Sir Alex è andato nella Grande Mela per conto suo, come fa da anni”.

E dall’Italia sono arrivate delle proposte?

“Dall’Italia sono arrivati solo dei timidi sondaggi. Niente di concreto, solo azioni derivanti dall’esigenza, da parte delle diplomazie di alcuni club, di far vedere che si muovono. C’è Guardiola libero e non puoi far finta di niente e non far vedere, di fronte a stampa e tifosi, che non fai nemmeno un tentativo. Ma, ripeto, niente di concreto, nessun progetto serio”.

Per quanto riguarda mentalità e tipo di gioco, Guardiola porterà in casa Bayern il modello Barcellona?

“Guardiola dimostrerà le sue qualità facendo l’allenatore del Bayern Monaco, che è cosa diversa dal fare l’allenatore del Barcellona. Non credo che vada là con la missione e con l’intenzione di portare un certo tipo di calcio, un certo modello di calcio, piuttosto che un altro. Porterà il suo calcio, nel contesto di una squadra che pratica già un ottimo gioco e che ha ottimi interpreti”.

Il modello Barcellona di questi anni, spettacolare e super vincente, affonda le sue origini nel calcio totale olandese, portato nel mondo blaugrana prima da Cruyff e poi da Van Gaal. Chissà come il buon Cruyff, ancora legatissimo al Barcellona, avrà vissuto questo trasferimento (oltretutto in Germania, storica rivale del calcio olandese)…

“Cosa ne pensi Cruyff non lo so, ma ho notato che, nell’ambito delle reazioni che, a livello globale, hanno accompagnato la notizia dell’accordo di Guardiola col Bayern, il posto in cui c’è stato meno entusiasmo è stato, curiosamente, proprio il mondo catalano. Certo, per forza di cose anche lì le reazioni non hanno potuto essere negative, ma la soglia dell’entusiasmo è stata davvero a livelli minimi, tradendo forse un po’ di provincialismo”.

Con Guardiola, la Bundesliga, che già primeggia per numero di spettatori negli stadi, per i bilanci in ordine e per i giovani talenti, fa un ulteriore salto di qualità rispetto agli altri principali campionati in Europa. Quali sono i segreti della Bundesliga che hanno affascinato Guardiola?

“Il calcio tedesco per anni ha sofferto per la ricchezza smodata di altri campionati. E per questo, qualche anno fa, ha scelto, sia a livello federale che a livello di club, di intraprendere una seria politica sui giovani. Mi sento preso in giro quando, in Italia, sento dire frasi tipo ‘punteremo sui giovani’, per poi constatare che quasi mai questi giovani vengano davvero impiegati, a vantaggio magari di ultratrentenni e quarantenni. In Germania, invece, i giovani li fanno giocare davvero. Poi, i tedeschi sono stati anche bravi ad andare a pescare in mercati che non andavano per la maggiore e a integrare e utilizzare il talento degli oriundi e delle minoranze, come turchi e polacchi ad esempio”.

E con la lingua tedesca come va Guardiola?

“Studia e studierà il tedesco per essere nelle migliori condizioni possibili per poter comunicare autonomamente già dai primi giorni a Monaco”.

Porterà a Monaco di Baviera anche la famiglia?

“Penso proprio di sì”.

Parliamo del prossimo mercato del Bayern: c’è chi dice che i bavaresi sarebbero pronti a spendere cifre enormi per assecondare i desideri di Guardiola. Le risulta?

“Per prima cosa, diciamo che Guardiola non ha ancora chiesto alcun giocatore al Bayern. Non ha fatto alcun nome, perché ha il massimo rispetto per la stagione in corso e per chi sta lavorando e giocando quest’anno. Tutti i nomi che circolano in questi giorni sono pura fantasia, invenzioni. A tempo debito, poi, Pep farà le sue proposte, ma fin d’ora posso escludere che una società come il Bayern farà spese folli, né tantomeno che Pep chiederà di farle. Il Bayern è un club che ha il bilancio in attivo da vent’anni, nonostante, ad esempio, per quanto riguarda i diritti televisivi, incassi un quarto rispetto ai maggiori club italiani. E ancor meno rispetto ai club spagnoli e inglesi. Sul mercato, poi, quella bavarese è una società che acquista Ribery per 24 milioni e che, tre anni dopo, rifiuta di venderlo a fronte di un’offerta di 65 milioni. Sono anche decisioni come questa che costruiscono la credibilità di un club. Il Bayern non fa pazzie, anche se avrebbe i soldi per potersene permettere qualcuna, e non si fa prendere per la gola. La bravura della dirigenza, poi, attraverso bilanci sani e politiche credibili, è quella di attirare sponsor e investitori prestigiosi. Come può, infine, un club che ha un monte stipendi di 220 milioni di euro, spenderne 278 sul mercato, come si è letto negli ultimi giorni? Sciocchezze”.

C’è qualcosa di vero nelle voci che vorrebbero Roberto Baggio a Monaco con Guardiola?

“Voce assolutamente priva di fondamento. Per ora, tutti i rumors usciti circa presunti giocatori da acquistare o collaboratori pronti ad affiancarlo, sono solo sciocchezze. Per quanto riguarda Baggio, poi, una condizione preliminare da valutare sarebbe la sua voglia di lavorare ad alti livelli, con tutte le pressioni che comporta. Baggio ha voglia di avere una vita professionale di questo tipo? Fino a questo momento, da quando ha smesso di giocare, Baggio non ha mai dimostrato di volere una vita professionale stressante. Ha sempre preferito soluzioni più tranquille”.

Concludiamo con lo storico rivale di Pep Guardiola: secondo lei dove allenerà José Mourinho nella prossima stagione?

“Io credo che il suo sogno oggi sarebbe quello di allenare il Manchester United. Per questo motivo credo che dirà di no al Manchester City, un club che credo, per quello che sento dire, stia seriamente pensando di cambiare tecnico a fine stagione. Così come il Chelsea, un altro club che cambierà allenatore. Questi due club sarebbero destinazioni naturali per un tecnico come Mourinho, ma nel caso del City credo che direbbe di no per non bruciarsi, in futuro, la possibilità di allenare lo United. E anche al Chelsea credo che direbbe di no, perché ci è già stato e perché, se possibile, ora la situazione ai Blues appare ancora più difficile e complicata rispetto ai tempi in cui Mourinho allenò a Stamford Bridge. Non escluderei quindi, per Mourinho, una permanenza al Real Madrid o un anno sabbatico”.

Fonte: calciomercato.com

 

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