(A. Grasso) – La battuta più bella su Giancarlo Abete, detto Giancarlino, è di Zdenek Zeman. A cena con un nemico, con Abete? «Perché no? Abete non è mio nemico, ma nemico del calcio». A rincarare la dose ci ha pensato poi Mino Raiola, il potente procuratore italo-olandese:«Parliamo di un presidente che non è riuscito a portare a casa gli Europei, che non è riuscito ad aiutare i club a fare gli stadi di proprietà, non ha fatto un solo cambiamento dal basso, dal profondo del calcio italiano, eppure è ancora lì».
Abete è ancora lì, seduto sulla sedia della presidenza della Federcalcio dal 2007, e forse ci resterà ancora a lungo, visto che si è candidato per un nuovo mandato al vertice del football italiano (elezioni il i4 gennaio). 62 anni, ex deputato dc dal ’79 al ’92, da anni ha ricoperto varie cariche all’interno della Figc: è il Petrucci del pallone, il classico democristiano per tutte le stagioni, uno che di fronte al declino inesorabile del calcio italiano, alla frode sportiva, alla violenza degli ultras, all’inadeguatezza degli stadi (non abbiamo in Italia un solo stadio decente, eccezion fatta per quello della Juve), alla farsa della giustizia sportiva è capace di dire: «Bisogna avviare una riflessione sulla crisi strutturale del calcio italiano».
«E ubiquo e versatile. Capace come nessuno — ha scritto Malcom Pagani — di contraddirsi nel corso di una stessa frase. Sugli scandali del calcio marcio appannati dall’Europeo, bisogna essere “severi”, ma anche dimenticare: “Negatività, scommesse e processi in corso”. Il linguaggio è nemico di Abete. Sintesi una parolaccia. Ogni tanto tra una overdose di ‘finalizzazione”, di “non so se mi sono spiegato” (il suo intercalare preferito) o un eccesso di “tecnicalità”, Giancarlo è un poco criptico. E si smarrisce». Ci smarrisce. Da più parti lo accusano di improvvisazione, di mancanza di coerenza e coraggio. La sua dote principale è quella di barcamenarsi. Non è stato sfiorato dagli scandali del calcio solo perché gli scandali non si sono accorti di lui. Giancarlino sarà rieletto. In attesa di emiri e oligarchi, nel rutilante e meraviglioso mondo del pallone non si trova uno meglio di lui.