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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

Fiorentina-Roma Destro

Concentrazione nella convalescenza: questo il titolo ideale per descrivere l’approccio della Roma alla partita, contro un avversario speculare sia per le difficoltà incontrate in questo scorcio iniziale di 2013 che per la voglia di invertire il grafico dei risultati in questa partita “secca” e pericolosa. Tanta corsa, geometrie non trascendentali che scaturiscono da Bradley e Borja Valero, dirimpettai non eccelsi ma ordinati, che all’occorrenza si danno pure un po’ di bottarelle, così tanto per ricordare che a questa Coppa ci si tiene anzichenò. De Rossi decolla che è un piacere, mancano centimetri all’urlo rabbioso del riscatto: premesse quantomeno di una Roma che ci crede, che ha la convinzione di potersela giocare alla pari. Anzi, qualcosa di più in termini di qualità complessiva, per quanto si vede sul fronte offensivo. Capitolo Destro: si dica e si pensi ciò che si vuole, ma non si possono mettere in discussione i fondamentali del ragazzo, né quello che è il potenziale del suo bagaglio tecnico, del quale va in onda una “summa” al minuto trenta, quando se ne va in dribbling all’altezza della lunetta dell’area viola, si ricava l’angolo di tiro e poi accarezza un diagonale strozza il grido in gola per millimetri di sfiga. O al cinquantesimo, quando lavora con freddezza un pallone dall’angolo destro per il “goal più che quasi” dell’accorrente Florenzi che riesce a sparare a botta talmente sicura addosso a Neto. In un’altra occasione Bradley non ne asseconda il movimento perfetto lungo l’out destro omettendo di servirlo e metterlo da solo al cospetto del portiere viola. I critici a prescindere, c’è da scommetterci, punteranno l’indice contro l’erroraccio del minuto ottantuno, quando la stanchezza del moto perpetuo gli appanna mira e coordinazione, per una battuta che quasi finisce fuori dal “Franchi”. Zeman e Montella, da sponde opposte, grondano insoddisfazione; per il boemo il primo degli imputati è sempre Piris, a tratti anche Pjanic. Il fischietto di Rizzoli, as usual, è pignolo e malignetto, vedi cartellino il giallo a Pjanic in occasione del calcio di punizione; non tutte le sanzioni a metà campo sono distribuite con saggezza, abbiamo però visto di peggio. La palla comunque non vuole entrare, a maggior ragione perché i ritmi si abbassano, soprattutto e ragionevolmente su sponda giallorossa, viola che nella seconda parte fanno girare palla un po’ meglio e in maniera più accademica, l’ultima occasione del tempo regolamentare è però ancora di Destro, che prova lo scavalco di Neto con eccesso di delicatezza. Nel frattempo, Rodrigo Taddei, una figurina del passato recente al posto del pluricazziato Piris. Dodò per Balzaretti, la cui smorfia dice tutto a proposito del “Come stai?” con cui lo interroga Zeman. Supplementari con l’impressione che De Rossi si mantenga lucido e tempista anche nell’extra-time, Zeman dice a Florenzi di aspettarsi un supplemento di corsa ed inserimenti. A proposito di lucidità: minuto novantasette, Bradley verso Pjanic, fughetta elegante sull’out destro con la minuscola, palloncino al marzapane in mezzo all’appannamento della retroguardia viola, inserimento di Destro con la maiuscola ad un numero di giri superiore ai controllori che se lo sentono tardi alle spalle: il goal della Roma, un faccino pulito che sa di liberazione. Il finale del primo tempino supplementare offre Tachtsidis per lo sfiancato Pjanic e i viola disordinati all’arrembaggio, con Romulo attaccante aggiunto. Aquilani mette tutta la balistica dell’ex al servizio delle speranze viola. Goicoeche, di palo e di mano sulla capoccia di Cuadrado. Nati per soffrire, Rizzoli ci mette pure il minutino di recupero. Secondo tempo con Llama per i viola; il “Franchi” rosica e spinge la squadra di casa, la Roma è accomodata e guardinga, con qualche equilibrio da ricercare dopo l’ingresso del greco; Florenzi maledice le tossine a colpi di crampi e buona volontà; la clessidra diventa immobile o frenetica a seconda dei punti di vista; Rizzoli non vede Destro pestato tipo “Arancia meccanica” da Rodriguez o Gonzalo che dir si voglia; Zeman è imperturbabile nel livore contro il fischietto caruccio e pettinato. Ljajic dalla distanza: alto; Rizzoli si ricorda di essere fiscale quando Goicoechea deve rinviare; Llama a sinistra è una spinetta nel fianco, comincia a scodellarla un po’ troppo, oltre a far ammonire Taddei… E’ forcing viola, alla fine, matto e disperatissimo, con qualche lampo della Roma tipo Destro al minuto centosedici, con Neto che evidentemente ha licenza di uscire oltre la lunetta. O forse no. Un attimo dopo, secondo giallo a Taddei: in dieci si soffre meglio, sembra sussurrare il Barone dal Paradiso. Recupero “monstre” decretato da Rizzoli: Cuadrado perde le staffe e ci rimette anche Dodò: doppio rosso, inservienti a terra, saloon viola senza ballerine ad allietare lo show. E’ finita? Non ancora: si scalcia finché ce n’è, pure dalla parte opposta; Rizzoli è finita? Sarebbero durati meno i rigori… Fine: la città di Romolo va in semifinale, quella di Romulo a casa. Maestro, una serata così val bene una ruga d’espressione.

Paolo Marcacci 
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