La migliore chiave di lettura è nei primi piani di Zeman, soprattutto nel secondo tempo: urla di disappunto verso Tachtsidis, Lamela, Florenzi…Più larghe le maglie, più distanti i reparti; sembra che i piedi di Guarin e Gargano siano diventati più sensibili, invece è soltanto che c’è meno densità della Roma e tempi diversi nel giro-palla. Una sintomatologia tattica già evidenziatasi in coppa a Firenze dal momento in cui il greco aveva fatto il suo ingresso. Ma non è un j’accuse, sarebbe troppo facile e soprattutto poco bastevole a spiegare una involuzione che si spiega soprattutto con le tossine accumulate al “Franchi”, seppure in buona parte cancellate dall’adrenalina del passaggio di turno. Ma ci vuole un piccolo flash-back: la Roma nel primo tempo è ottima e abbondante, Totti è in versione deluxe, la sua brillantezza riluce pure laddove l’umidità che sale dal Tevere ha già addensato foschie. A proposito di fiumi, straripa pure Guarin quando ci sono di mezzo forza e insistenza, come quando reinventa il pallone dal fondo, braccio compreso, per il colpo da biliardo di Palacio, che vale l’uno a uno quando dalla clessidra precipita già il granello del recupero. L’Olimpico canta, spinge e crede, anche quando la Roma perde in corsa e lucidità, soprattutto la seconda. Torna la veemenza nel finale, purtroppo due volte sul piede di Piris: capita e sono fischi di disperazione, quando il due a uno fa capolino per poi ritrarsi dietro le ciabattate. Perrotta e Destro per Florenzi e Totti, mentre Stramaccioni cerca nuova ciccia di centrocampo con Mudingay e pizzica la cabala col nasuto Rocchi: rimpalli ed occasioni, la Roma insiste con un occhio agli agguati di Palacio, Bradley è moto perpetuo e continua a cercare corridoi…Sente di aver dominato ai punti, la squadra giallorossa, con quel vantaggio troppo piccolo di un rigore simil-Australia, quando una mezz’ora poteva e doveva dire almeno due a zero, invece di farsi rimpiangere da un quarantaseiesimo minuto di incredulità. Fischia Orsato, la Sud di più e ne ha ben donde, visto che l’Inter si porta a casa un punto di autostima trovata un po’ per caso.-
Paolo Marcacci