(A. Pugliese) – Verrebbe da dire, ora o mai più. Per se stesso, per la Roma e anche per Cesare Prandelli, che continua a tenergli un occhio addosso per capire se portarlo a giugno in Brasile, per la Confederations Cup, o lasciarlo a Devis Mangia per l’Europeo Under 21. Ma, alla fine, soprattutto per mettere a tacere le tante voci di queste giorni, quelle che dopo la deludente prova di Napoli lo hanno visto al centro della centrifuga mediatica e ambientale. Mattia Destro a Catania sarà ancora al centro dell’attacco giallorosso, complice la botta al ginocchio destro (nello scontro di mercoledì con Burdisso) che ha messo quasi definitivamente fuori causa Osvaldo (edema all’altezza della rotula).
Alti e bassi – Detto che Zeman è alle prese con l’affaticamento muscolare di Totti e la febbre di Marquinhos (ma il boemo domani punta ad avere entrambi), c’è da dire che l’attaccante italoargentino proverà a fare qualcosa oggi (tra l’altro, giorno in cui festeggia i 27 anni), ma la situazione per lui sembra oramai compromessa per Catania. Ed allora toccherà ancora a Destro, che deve dimostrare di valere il forte investimento (circa 16 milioni di euro) fatto dalla Roma in estate. In realtà, a Trigoria non ne dubitano affatto e continuano a credere che Mattia sarà il futuro centravanti della Nazionale italiana. Lui, invece, questo momento lo sta vivendo tra alti e bassi, anche frastornato dalle luci della ribalta. Roma non è Siena e anche le recenti lusinghe di Berlusconi non hanno migliorato la sua situazione. Del resto, Mattia era arrivato nella Capitale la scorsa estate per fare il titolare, come gli era stato promesso. Poi si è trovato dietro le quinte, anche perché l’Osvaldo di oggi è davvero duro da mettere fuori. Ovvio che ne abbia risentito emotivamente, lui che magari si aspettava di segnare caterve di gol grazie al gioco di Zeman. La Roma gli ha chiesto di pazientare, il futuro è suo, e magari di ascoltare un po’ di meno i consigli di qualcuno che galleggia nel suo entourage e che lo carica oltremodo di attese e aspettative.
Che cosa manca – In realtà, Destro è uno che ha capito alla perfezione i movimenti che vuole Zeman: sponde (a Napoli sono state ben 9), tagli in verticale e uno-due con l’esterno d’attacco sono tutte cose che gli vengono molto bene. Gli manca solo la parte finale, quella realizzativa, dove sembra dover maturare ancora molto. A Napoli è sembrato pagare la mancanza di cattiveria agonistica, di fame, di voglia di arrivare in fondo e spaccare la porta. Per vincere a Catania (dove i giallorossi non passano da 42 anni, nel 2007 si giocò a Lecce), Zeman si affida anche a lui. E chissà che non sia l’alba di un nuovo domani.