(A. Angeloni) – Si è passati dal registro che certificava l’orario di entrata a Trigoria (e ne sa qualcosa Cicinho…) al nulla. Questo sostiene Zeman. La verità è però nel mezzo. Le regole ci sono, ma aleatorie. Il codice etico la Roma lo ha pubblicato sul proprio sito internet nel 2006. Un libro guida sulla gestione dei comportamenti all’interno del club, una sorta di Costituzione, da cui anno dopo anno veniva stilato un regolamento interno (controfirmato dai calciatori) a seconda delle esigenze societarie e dei tecnici. Con il vademecum si pensava più alla gestione del gruppo, con l’allenatore artefice principale delle leggi interne: dall’uso del cellulare, ai comportamenti a tavola, fino agli orari degli allenamenti e alle interviste.
Da sempre, chi contravviene a certe regole viene multato, è così da Capello a Spalletti e Ranieri, passando per il primo Zeman, che oggi forse non si ritrova più. Luis Enrique non è stato da meno: ha solo fissato alcune linee guida molto rigide, a parole e non per iscritto. Ecco, Zeman proprio questo ha voluto sottolineare, che il regolamento è aleatorio, nessuno lo fa rispettare. Quindi le regole ci sono ma è come se non ci fossero. Il tecnico spagnolo ha fatto quello che ha potuto, con l’appoggio della società: pretendeva puntualità e faceva firmare ai giocatori un foglio, che veniva tolto un’ora prima dell’allenamento; non fece giocare De Rossi a Bergamo per un ritardo di tre minuti alla riunione tecnica, per non parlar poi della «squalifica» di Osvaldo per una giornata (Firenze) dopo che l’argentino aveva fatto sentire la sua pesante mano sulla faccia di Lamela nella partita precedente (Udine). Zeman adesso si ritrova da solo a imporre un metodo di comportamento e urla il suo disagio. Magari prendendo iniziative contraddittorie: Pjanic viene graziato dopo il derby, Marquinho invece punito dopo Catania, per non parlare poi di Stekelenburg, che in un’intervista manca di rispetto ai compagni e oggi è regolarmente a Bologna. Confusione, anarchia.