(M. Ferretti) – Era già giovedì quando Daniele De Rossi, dopo aver parlato ai microfoni di Roma Channel, si è presentato nella zona-mista del Franchi di Firenze. Zuccotto in testa, volto disteso. E gioia evidente nei suoi occhi per l’impresa portata a termine un’oretta prima dalla sua Roma. Dopo la consueta, e corretta, analisi della partita chiacchiere più sul personale. Strada obbligata, visto che non apriva bocca davanti a taccuini e telecamere dal 29 settembre dello scorso anno. Una domanda semplice, una risposta lunga e articolata. Che momento è per lei dal punto di vista tecnico e anche sentimentale? «Il sentimentalismo e il professionismo nel mio caso vanno di pari passo, perché i miei sentimenti sono legati alla mia professione. Gioco da sempre con questa maglia con tutta la passione che ho nel cuore[…]»
UN MESSAGGIO AI TIFOSI
E ancora. «Nonostante la stragrande maggioranza dei tifosi nutra sempre grande stima e attaccamento nei miei confronti, un po’ mi dispiace vedere che uno spicchio di tifoseria è un po’ cattivo, ha un po’ di astio e magari è stanco di vedermi giocare dopo undici anni, magari è una cosa. Così come mi dispiace non giocare. Ma io posso continuare a fare solo quello che ho fatto finora. Quando vai in campo a volte giochi male, ma non lo fai apposta. L’importante è allenarsi bene, stare zitti, parlare poco, lasciare che parlino gli altri e fare il professionista. Ho giocato bene? La cosa più bella è stata la coesione tra tutti noi[…]»
UN PENSIERO PER ZEMAN
Prima di congedarsi, una riflessione dal neppur vago sapore polemico nei confronti di Zeman, con il quale ha un rapporto ondivago (sorrisi e battute sul pullman che a notte fonda ha riportato la squadra a Trigoria: e Daniele ha ordinato di dormire tutti lì). «Sì, adesso ci aspetta un triplo confronto con l’Inter in dieci giorni. Per la prossima partita di Coppa Italia è squalificato Pjanic, quindi penso che non giocherò…». Chiaro, netto il riferimento a quel «se non c’è Pjanic, De Rossi non può giocare» che il boemo ha teorizzato a Catania.