(M. Ferretti) – Silvio Berlusconi non si dà pace e insiste. «Come rilanciare il Milan? Con una squadra completamente rinnovata e andando a cercare i migliori giovani in giro per il mondo. Mi piacciono Destro e Santon», il virgolettato del presidente del Milan, ieri, a Mediaset. «Osvaldo al Milan? No, troppo vecchio. A me piace Destro», aveva confidato giovedì della scorsa settimana. Nel giro di sei giorni, Berlusconi ha per due volte messo il nome dell’attaccante della Roma nella lista dei suoi preferiti per la rifondazione rossonera.
TATTICA O VERITÀ? Preso atto delle sue parole, resta da capire se sono state dichiarazioni di maniera o veritiere al cento per cento. Stupisce, ad esempio, che il presidente del Milan abbia fatto apertamente, e per due volte, il nome di un (possibile) obiettivo di mercato. Di solito, in questi casi, il bersaglio viene quanto mai tenuto al riparo da occhi indiscreti: ecco perché l’ampia pubblicità che Berlusconi ha dato alla sua passione per Destro può dare origine a interpretazioni di ogni genere. Tipo: il nome del romanista serve a coprire quello di un altro, quello vero.
L’AGENTE Mattia, che non sta attraversando un grande momento di forma e di feeling con la piazza, resta ovviamente in silenzio di fronte alle esternazioni di Berlusconi. Chi, invece, non perde occasione per cavalcare l’onda è il suo procuratore, Renzo Contratto, colui che in estate ha fatto di tutto per non portare Destro alla Roma. Strizzatine d’occhio al Milan, telefonino sempre libero per altri club e via dicendo: Contratto, ovviamente, fa il suo mestiere, tutela gli interessi dell’attaccante di Ascoli ma non deve mai dimenticare che esiste un vincolo e che, quindi, Destro non può (più) scegliersi la squadra ma deve rispettare le regole della Roma.
I SILENZI DI TRIGORIA Il management della Roma continua a mantenere un atteggiamento molto distaccato di fronte alle parole di Berlusconi (e di Contratto): Destro rappresenta un (grosso) investimento per il futuro. La Roma ha in rosa grandi giocatori e i grandi giocatori piacciono a tutti. Una società, se vuole guardare in alto, i grandi giocatori o li compra o se li tiene, di certo non li (s)vende. Anche quelli con il muso per traverso o nel mirino di uno come il Cavaliere. O no?