(V. Cerracchio) – Se incappi in un Cavani così non c’è niente da fare. Anche la Roma ha dovuto inchinarsi al cannoniere del Napoli: una tripletta, la sua, che punisce i giallorossi ben oltre i propri demeriti, errori banali sotto porta e i soliti letali scricchiolii in difesa. Gli azzurri risalgono dopo la penalizzazione per la vicenda scommesse, che sperano ancora di veder cancellata in appello. E sono terzi dietro Juventus e Lazio. Mentre i giallorossi sono ora a cinque punti dalla zona Champions, braccati a due punti dal Milan. Il bomber uruguayano, 16 gol in altrettante partite, score spettacolare, ha fatto la differenza. E De Sanctis ha chiuso a doppia mandata la porta. Mentre Zeman ha inserito troppo tardi Osvaldo, autore del gol di una sterile speranza: rinunciare alla sua grande forza fisica in una squadra cui serve concretezza si è rivelato letale, piccoli acciacchi a parte.
Meglio il 2013 non poteva invece iniziare per la Lazio, che ha accorciato le distanze dai leader bianconeri e staccato Inter e Fiorentina. Con tante grazie a Delio Rossi e Bergodi, vecchi cuori biancocelesti. Il secondo posto al giro di boa è il giusto riconoscimento numerico alla continuità di una squadra che gioca quasi sempre con gli stessi interpreti della scorsa stagione ma ha trovato in panchina un allenatore che riassume il meglio dei suoi grandi predecessori: l’entusiasmo e le innovazioni di Maestrelli, la freddezza e la sagacia tattica di Eriksson. Chiaro che sarà la concentrazione nei prossimi match la prima cartina di tornasole, a partire dalla sfida di domani in coppa con il Catania sbarazzino, proprio l’avversaria che ha messo la Lazio maggiormente alla frusta.