(U. Trani) – «Non è questo il problema».Zdenek Zeman non cerca alibi, aggrappandosi al jet lag dopo la tournée in Florida. «Nessuno ha avuto disturbi, non sono stanchi», garantisce. Nè mette le mani avanti perché alcuni titolari non sono al top: Osvaldo e Totti, lo stesso Florenzi. Da temere, nell’ultimo turno del girone d’andata, è insomma solo il Napoli di Mazzarri, avanti 2 punti in classifica. Stasera la Roma proverà il sorpasso, anche se il boemo è consapevole di quanto sia complicato l’esame. «Loro non concedono spazi, difendendosi in sette. Ripartono bene e Cavani e Hamsik non danno punti di riferimento. I due non sappiamo dove vanno, quindi c’è da stare molto attenti e guardarli bene… In più c’è il mio pupillo Insigne: con me ha segnato cinquanta gol». E’ scontro diretto per la zona Champions, anche se per il tecnico di Praga niente può essere già definitivo. «Mancano venti partite e sessanta punti sono tanti. È soprattutto una gara difficile».
«Noi, però, come testa stiamo meglio di loro. Il Napoli è ancora scosso dalla penalizzazione, ha perso Cannavaro che guidava i compagni dalla difesa e la sua assenza peserà più di quella di Marquinhos, qualche giocatore sta andando via e non sappiamo se i nuovi aiuteranno o danneggerano il gruppo» chiarisce Zeman che spera di battere, per la prima volta in carriera, il collega. «Non ho niente contro il Napoli, anzi lo rispetto: è squadra importante, da qualche anno gioca per il vertice e nella passata stagione ha fatto bene anche in Champions. La mia rivincita me la sono già presa vincendo al San Paolo con la Salernitana», chiarisce ricordando la sua breve esperienza nel 2000, esonerato dopo sei gare di campionato senza nemmeno un successo. «Scelsi la piazza, per un allenatore significa qualcosa essere chiamati dal club campano. Fu sbagliata la costruzione, ma ero convinto che la squadra fosse competitiva, da metà classifica».
Meglio è la sua Roma di oggi. «Il bilancio è scritto in classifica. Potevamo fare di più e cercheremo di dimostrarlo nella seconda parte del campionato. Per ora siamo abbastanza vicini alle squadre che ci precedono, a parte la Juve, e cercheremo di giocarcela fino in fondo. Io, dall’inizio della stagione, ripeto che questa squadra è competitiva». Anche per questo si tiene stretto l’organico.
È contrario alla cessione di Marquinho, promesso da Sabatini al Palermo, e non vorrebbe privarsi nemmeno di Stekelenburg e ovviamente di Burdisso.«Non mi risulta che qualche giocatore della Roma sia sul mercato. Poi se ci sono offerte bisogna valutarle in profondità. E se conviene far partire qualcuno. Non penso che sia giusto il discorso da chi non è utilizzato, cioè se uno perde il posto in squadra deve essere ceduto. Stekelenburg è importante: spero che lo dimostrerà ancora con noi. E Burdisso come lui. Sono contento che i miei calciatori siano richiesti, vuol dire che stanno facendo bene». E’ contrario anche agli acquisti. «Giuseppe Rossi? Non ero d’accordo quando me l’hanno proposto, per quello che ha passato deve ripartire da una squadra di medio livello. Ha grandi qualità, ma è una scommessa, puoi vincerla o perderla». Ancora, più in generale: «Ci vogliono due mesi perché un nuovo sia in sintonia. Averlo da marzo-aprile in poi non vale la pena, a meno che non sia decisivo. Ho chiesto Ronaldo e Messi a Real e Barcellona ma ancora non mi hanno risposto» scherza prima di diventare serio, ricordando i fatti di Busto Arsizio. «Non è solo razzismo, ma una questione di educazione. Spesso negli stadi accadono cose che fuori non succedono, a prescindere se giocano ragazzi neri o bianchi. Io non c’ero e non giudico. Ma se il gesto di Boateng lo faceva un altro veniva espulso. Ci sono partite tra bianchi, con tanti cori e insulti, e si continua a giocare. Sul campo devono essere tutti uguali», dice riferendosi al trattamento ricevuto in passato a Torino.