(D.Galli) – Ingiustizia sarà fatta. A meno di clamorosi colpi di scena, oggi pomeriggio la Corte di Giustizia Federale dovrebbe dichiararsi incompetente.
I membri del collegio potrebbero astenersi dallo stabilire se – come sostiene la Roma – il quarto di finale di Coppa Italia è Roma-Fiorentina oppure – come pensa la Lega di A – è Fiorentina-Roma. Stando così le cose, ossia non cambiando il quadro rispetto a quanto deciso dalla Lega, il 16 gennaio la Roma affronterà la Fiorentina al Franchi. A Firenze hanno giocato comunque d’anticipo: hanno già messo in vendita i biglietti. Intelligente. Anzi, furbo. «Non si tratta di interpretare, bensì di rispettare un regolamento approvato da tutte le società di A», è il commento dell’ad viola Mencucci.
In attesa di vedere oggi confermate le pessime indiscrezioni che circolavano ieri sul verdetto – pardon, sul parere – la Roma si è comunque esposta. Ha preso posizione. E si è anche dovuta difendere dalle critiche del direttore di “Rai Sport”, Eugenio De Paoli. «In relazione alla partita di Coppa Italia contro la Fiorentina – si legge in un comunicato ufficiale dove a parlare è il dg Franco Baldini – ci tengo a ribadire una volta ancora come la posizione della Roma sia sempre la stessa, ovvero battersi per il rispetto delle regole e della loro corretta applicazione.
Nella fattispecie infatti, non contestiamo il regolamento di Coppa Italia, né le competenze della Lega nel predisporre i calendari, né le esigenze televisive di chi acquista i diritti della competizione, bensì riteniamo di avere fondati dubbi su come gli stessi regolamenti siano stati interpretati. L’inversione del campo di gara costituirebbe un’eccezione alla regola principale che sancisce il diritto della Roma di giocare in casa. Questa eccezione è prevista in caso di concomitanza di gare, cito letteralmente il regolamento, e due gare che si giocano ad otto giorni di distanza non sono concomitanti». Baldini ha ragione.
L’articolo 3.7 del Regolamento Tim Cup recita: «Se due Società che disputano le gare interne sul medesimo campo hanno concomitanza di gare dei quarti di finale in casa, la vincente della Competizione o, in subordine, la Società meglio classificata in Campionato al termine della stagione precedente a quella in cui si disputa la Competizione mantiene il diritto di giocare in casa, mentre l’altra subisce l’inversione del campo». Il nodo gordiano, che per la Roma però non è affatto un nodo tanto è chiara la norma, è in quelle tre parole: concomitanza di gare.
Ora, la Lazio ha giocato (e vinto) con il Catania due giorni fa, mentre la Roma dovrà giocare con la Fiorentina il 16 gennaio. Questo da calendario della Lega. C’è concomitanza tra due gare che si disputano a 8 giorni di distanza una dall’altra? La risposta è scontata: no, assolutamente no. Assolutamente sì, invece, a giudizio della Lega. «Abbiamo applicato alla lettera – ha spiegato il suo presidente Maurizio Beretta – il regolamento. Anche in passato si sono verificati casi simili e non ci sono stati problemi». Alla lettera? Secondo la dirigenza giallorossa, la lettera dice l’esatto contrario.
La Roma, che è tornata a essere difesa dall’avvocato Antonio Conte, punterà tutto sull’errore materiale commesso dalla Lega. A Trigoria vogliono che la Corte Federale entri nel merito. L’esito appare praticamente scontato, la Roma parte sconfitta, però l’impressione è che l’udienza durerà parecchio. Conte, che dovrebbe essere affiancato da Baldini, è pronto a dare battaglia. È una questione di principio, ormai. C’è poi un altro problema. Nello stesso comunicato in cui ha preso posizione nello scontro con la Lega, la Roma ha risposto a De Paoli. Intervenuto a “Centro Suono Sport”, il numero uno di “Rai Sport” ha legato la sconfitta della società giallorossa davanti alla Corte Federale all’assenza di una presidenza.
«La Roma – questo ha detto De Paoli – paga la mancanza di un presidente che non fa pesare la sua importanza in Lega». Baldini gli ha risposto così: «A coloro i quali sostengono che nella vicenda la Roma paga l’assenza di un Presidente che faccia pesare la sua importanza in Lega rispondo che se le ragioni fossero sempre di chi sbatte più forte i pugni sul tavolo ed alza la voce continueremo ad alimentare lo stesso modus vivendi che tutti, a parole, seguitiamo invece a stigmatizzare. Abbiamo preferito rivolgerci alla Corte di Giustizia Federale, alla quale chiediamo di esprimersi sulla corretta interpretazione del regolamento, altrimenti resterebbe il problema di non potersi rivolgere a nessuno in casi come questo, lasciando alla Lega un arbitrio difficilmente accettabile in generale, qualora si compiano errori di applicazione dei regolamenti».