(D. Galli) – La società e Zeman vanno avanti insieme nonostante le incomprensioni delle ultime giornate. E lo fanno con decisione. Lo fanno per la Roma. Per il bene della Roma. Perché lasciarsi adesso farebbe del male un po’ a tutti, ma di più alla Roma intesa come entità astratta, come essere di puro amore, come un qualcosa che è sopra agli uomini che la guidano.
Questo è il messaggio che arriva ai tifosi, in estrema sintesi. Dirigenza e tecnico hanno deciso di continuare dopo una giornata di colloqui e un paio di tete-a-teteche sono serviti a trovare da tutte e due le parti un punto d’incontro. Da un lato Zeman ha chiesto e ottenuto una maggior vigilanza della società. Dall’altro la Roma ha fugato l’idea che si era fatta di uno Zeman critico e insoddisfatto. «Un dubbio che era potente e – ha detto Sabatini – ci ha turbato». Il dubbio sulla permanenza del tecnico alla Roma. «Sono un uomo che parla un linguaggio diretto – ha spiegato Sabatini a Roma Channel e Sky Sport- e la situazione non era molto chiara. Abbiamo parlato e siamo pronti insieme a combattere le nostre battaglie».
Zeman ha chiarito in serata il senso delle sue parole in conferenza, alla vigilia della trasferta di Bologna: «Volevo dare un segnale. Allenerò al meglio. Con quello che ho fatto sabato volevo chiedere supporto». Si va avanti insieme. Si lotta. A condizioni precise. Ognuno cercherà di limitare la propria «incontinenza verbale», come l’ha definita Baldini prima di Bologna-Roma. Il tecnico tenterà di avvicinarsi di più a qualche giocatore e la società proverà a stargli ancora più vicino. Cercherà. Tenterà. Proverà. È uno sforzo congiunto, è un tentativo.
Se la situazione precipita, la panchina salta. Certo, molto dipenderà dalla partita di venerdì col Cagliari. Molto, attenzione. Non tutto, però. Perché col Cagliari si può persino perdere se si colgono cinque traverse e l’arbitro nega alla Roma cinque rigori sacrosanti. Conta l’impegno della squadra, conta se i giocatori dimostrano con i fatti, con i comportamenti, a Trigoria e all’Olimpico, di seguire Zeman. Due allenamenti, due incontri, il secondo molto breve. Per il Maestro è stata una giornata impegnativa. Dopo avere regolarmente allenato il gruppo in mattinata, Zeman si è visto con il top managementromanista: il dg Baldini, il ds Sabatini, il responsabile dell’area finanziaria Fenucci e il Ceo Zanzi. È in questa sede che si è discusso sulla crisi: non su come fare a meno del tecnico, ma su come fare a uscirne assieme al tecnico.
La seconda riunione è andata in scena al termine della seduta pomeridiana. Qui è stato sancito l’accordo trovato prima: toni bassi e vediamo l’evoluzione. Insieme. Sabatini è andato in tv per spiegare. Per parlare a una tifoseria che in questi giorni si è spaccata, si è divisa tra guelfi e ghibellini, tra zemanianie saba-baldiniani. «Se è stata una giornata intensa? No – ha risposto il ds – lo è stata per Zeman che ha allenato la squadra. È stata una giornata quasi come tutte le altre. Adesso magari aveva un valore diverso. Ci siamo incontrati con tutta la società, si era acceso un dubbio su certe sue dichiarazioni di sabato e abbiamo voluto risolverlo. Il dubbio consisteva in un suo pensiero, nella sua voglia di andare avanti con profitto con questa squadra».
Dubbio «rimosso», Zeman è stato confermato: «Sabato abbiamo rimandato perché c’era la partita. Io parlo un linguaggio molto diretto e mi assumo tutte le responsabilità di quello che dico. Abbiamo parlato a fondo e siamo totalmente soddisfatti. Siamo pronti per combattere come sempre insieme le nostre battaglie».
Tutto a posto? Lo dirà il tempo. Alla fine ha prevalso però il bene comune. Il bene della Roma. C’è tempo per discutere del futuro, per capire se il futuro sarà ancora con Zeman. Verrà il momento delle scelte. Verrà. Adesso viene il Cagliari. Il terzo posto è a 9 punti, ce ne sono ancora 48 in palio e ad aprile la Roma andrà a Milano per giocarsi contro l’Inter la finale di Coppa Italia, con due risultati su tre a disposizione. Se la squadra darà una mano al suo allenatore, l’allenatore resterà sulla panchina della Roma. In caso contrario nel baratro ci finiranno tutti, chi prima, chi dopo. Nessuno escluso, giocatori