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IL ROMANISTA Fuffo, HH, la bufala Bati

Gabriel Batistuta

(F. Bovaio) – Il primo dei grandi doppi ex di Roma e Inter che ci viene in mente è uno dei più forti giocatori giallorossi di tutti i tempi: Fulvio Bernardini, a cui è intitolato il centro di Trigoria. Diplomatosi in ragioneria nel 1926, venne ingaggiato dall’Inter per 150 mila lire e uno stipendio mensile di 2500 lire più l’iscrizione alla Bocconi, dove si laureò in Scienze Politiche. Nel 1928, però, il richiamo della sua città, Roma, divenne troppo forte e visto che intanto era stata fondata la società giallorossa Bernardini tornò a casa. Di quest’ultima vestì la maglia per 11 stagioni, diventando il faro della squadra che fece innamorare Campo Testaccio. In giallorosso collezionò 286 presenze e 47 reti in A (compresa la stagione 1928-29), nessuna delle quali, però, segnata alla sua vecchia Inter.

Dopo di lui, ma col percorso inverso, toccò ad un altro grande romanista del periodo pre-bellico vestire le due maglie: Amedeo Amadei, che aveva esordito in A in giallorosso il 2 maggio del 1937 ad appena 15 anni, 9 mesi e 7 giorni e che poi, nel 1948, verrà ceduto ai nerazzurri quando la Roma era già in ritiro precampionato a Sora. Per lui 100 reti in A con la Roma (di cui 7 all’Inter) e 189 in generale in campionato, dove chiuderà col Napoli. Detto di questi due grandi del passato remoto, facciamo un notevole salto in avanti e arriviamo al 1968, quando sulla panchina della Roma siede Helenio Herrera, che con l’Inter di papà Moratti aveva vinto tutto. Da Milano il Mago si porta nella Capitale due giovanotti difensori centrali: Bet e Santarini. In giallorossoHerrera trova anche un genio del centrocampo come “Ciccio” Cordova, calcisticamente cresciuto proprio nell’Inter. Tutti e tre contribuiranno alla conquista della Coppa Italia 1968-69, con Santarini che resterà giallorosso per 13 campionati, diventando così il terzo romanista con più gare in A (344) dietro a quel Losi che aveva sostituito (386 partite) e a Totti. Con un altro balzo in avanti nel tempo arriviamo al 1982, anno in cui la Roma preleva dall’Inter l’austriaco Prohaska, al quale i nerazzurri preferirono Hansi Muller e Juary (il regolamento stabiliva che si potevano tesserare solo due stranieri per squadra).

Prohaska arrivò nella Capitale e vinse lo scudetto 1982-83. Con Ancelotti, Conti, Di Bartolomei e Falcao dette vita ad un centrocampo da sogno. Tra i suoi compagni di squadra c’era anche un altro ex interista, seppur romano di nascita: Odoacre Chierico, cresciuto nella Stefer, passato all’Inter e poi al Pisa, dal quale lo prese la Roma, dove rimase fino al 1985.Con un ulteriore salto avanti nel tempo arriviamo al 1991, anno in cui uno dei tanti prodotti del sempre fertile vivaio giallorosso lascia la Capitale con destinazione Milano. È Stefano Desideri, centrocampista di rottura con la dinamite nei piedi che nella Roma aveva esordito nel 1985 per poi segnare 29 reti in 279 gare di campionato. Nell’Inter non riuscì a ripetersi, tanto che entrò in crisi e si ritrovò solo dopo essere passato all’Udinese.

Nel 1993 fu poi la volta del difensore Festa, che l’Inter dette in prestito ai giallorossi solo per il campionato 1993-94. Nel novembre del ’95 scambio di attaccanti, con l’esperto Branca che passò dalla Roma all’Inter (della quale è tuttora un dirigente) e il giovane Delvecchio che fece il percorso inverso. A guadagnarci è stata la Roma, con cui “Supermarco” è diventato campione d’Italia e recordman di gol nel derby insieme a Da Costa. Nel ’97 l’Inter preleva dalla società giallorossa l’ala destra Francesco Moriero, autore di tre buone stagioni nella Capitale col suo mentore Mazzone. In nerazzurro è ricordato per un gran gol in rovesciata in Coppa Uefa. Nel ’99 tra le due società si concretizza il passaggio di Di Biagio dal giallorosso al nerazzurro. Di Biagio era arrivato nella Capitale nel 1995 e dopo il trasferimento a Milano il suo posto nel centrocampo giallorosso sarà preso da Cristiano Zanetti, pupillo di Capello e cresciuto nell’Inter. Con lui titolare al posto dell’infortunato Emerson la Roma vinse lo scudetto nel 2000-01, in una stagione in cui fu protagonista anche Batistuta, strappato da Sensi alla Fiorentina per 70 miliardi di lire. L’argentino segnò 20 gol, ma già nel campionato seguente mostrò i segni del declino, che spinsero Sensi a cederlo all’Inter nel gennaio del 2003 dicendo di aver dato «una bufala» all’amico Moratti. Dopo gli arrivi indiretti a Milano degli ex romanisti Wome e Samuel e quello a Roma dell’ex interista Ferrari, è toccato a Pizarro arrivare nella Capitale dalla società nerazzurra, che in seguito avrebbe mandato a Roma anche Andreolli eBurdisso. Il percorso inverso, invece, è stato fatto da Chivu. Tra i tantissimi doppi ex di questa sfida vanno infine ricordati Panucci (grande in giallorosso, meteora in nerazzurro), Adriano Cassano, oltre ovviamente a misterStramaccioni.

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