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IL ROMANISTA Giudizio verrà

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(S. Romita) – Con il gioco della Roma si divertono tutti e i giornalisti televisivi per primi dal momento che possono commentare tante azioni e tante occasioni da gol, traverse pali e capovolgimenti di fronte. Ieri anche sei gol. I tifosi della Roma anche si divertono, ma fino a un certo punto; sarebbe ora di divertirsi un po’ di più. E non tanto perché il miglior attacco del campionato è terribilmente penalizzato dalla peggior difesa della serie A. Quanto per l’incapacità concreta di chiudere le partite al momento giusto. Ci sono momenti, durante una partita, che non si ripetono più. Durano diversi minuti. In quei minuti la squadra che veramente vuole salire la classifica ci mette tutta l’intelligenza tattica, la tecnica, e la massima cura nei particolari.

A noi sembra, per molti minuti, che salire in classifica non interessi più di tanto. C’è un che di fatalismo che neanche le più belle maglie del mondo riescono a scrollare di dosso. E questo potere sovvrannaturale talvolta si impossessa anche del nostro Zeman, che in piedi, in silenzio, osserva. L’uomo meno fatalista al mondo che si possa conoscere, appare impotente. Tachtsidis sta migliorando, acquistando fiducia, perdendo incertezze. Goicoechea sta peggiorando, perdendo quel po’ di sicurezza che aveva, e trasmettendo disagio a tutto il reparto. Non è mai colpa di un solo giocatore quando le cose non vanno, così come non è mai merito del più grande campione se la squadra vince. E’ vero. E’ sacrosantamente vero. Ma Cristo! Sto portiere fa acqua. E ieri è stato diluvio. Mi spiace molto gettare la croce su un professionista che indossa la maglia della Roma. Anche se da qualche tempo lo faccio. Ma non posso tacere davanti a quelle uscite balbettanti, a quel “piedino timido”, a quei “suoi pali” non coperti affatto. Io lo so, o credo di sapere, perché Zeman punta su di lui. Perché nella testa del boemo la Roma potrebbe prendere reti solo in contropiede, con la punta avversaria che si infila caracollando verso la nostra area. E nell’uno contro uno Goicoechea è piu forte degli altri portieri. Lì – ma aggiungo solo lì – lui si dimostra forte, coraggioso e decisissimo. Lo si è visto nuovamente anche negli ultimissimi minuti di Bologna. Ma la Roma non viene attaccata soltanto così, purtroppo.

Il campionato è ancora lungo. E non demordo. Mi chiedo tuttavia, mentre noto che tra Società e tecnico c’è qualche punzecchiatura a distanza, perché non si stia tutti un po’ più zitti e ci si concentri sul lavoro. C’è molto da fare. A partire dall’insegnare ai nostri nuovi calciatori a saltare l’uomo. Non c’è nuovo acquisto che lo sappia fare. E quando Tachtsidis o Bradley lo fanno è solo perché allungano, perché hanno campo davanti, altrimenti si piantano sul piede avversario. E’ in quella zona invece dove saltare l’uomo è importante perché, come sanno anche i bambini, crea superiorità numerica. Scusate la lunga divagazione, ma soffro. Un pareggio fuori casa una volta mi faceva comodo. Ora mi diverto di più, ma mi fa “scomodo”.

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