(V. Meta) – Ricominciamo. C’è Daniel Osvaldo in fondo alla settimana della doppia Roma-Inter, lui che delle due sfide è stato protagonista obliquo. In ombra domenica, mai così lontano dalla scintillante notte dell’andata, assente invocato mercoledì, quando la Roma metteva in fila un’occasione dopo l’altra e in tanti si chiedevano se con lui il punteggio alla fine del primo tempo sarebbe stato lo stesso.L’Osvaldo furioso ricomincia da Bologna e non avrebbe potuto scegliere un posto migliore. Con il Dall’Ara ha un rapporto speciale, e non solo perché è stato il suo ultimo stadio italiano prima del salto all’Espanyol e l’inizio della rinascita.
Osvaldo-Bologna è un racconto d’inverno, che comincia il 28 gennaio 2009, quattro anni meno un giorno prima della tappa di domenica prossima: viene da una prima parte di stagione deludente con la Fiorentina (otto presenze e nemmeno un gol) da riscattare a tutti i costi per dimostrare di essere quello delle stagioni precedenti, quello che a Lecce aveva fatto innamorare Zdenek Zeman e pure Claudio Gentile in Under 21. Non segna, Osvaldo, quel 28 gennaio, e la stagione andrà in archivio come l’unica di tutta la sua carriera senza nemmeno un gol, però al Bologna resta anche nella stagione successiva, per andarsene d’inverno, a gennaio appunto, con venticinque presenze e tre gol.
Da Bologna doveva ricominciare anche al suo ritorno in Italia dalla Catalogna, ma siccome la prima di campionato si sarebbe dovuta giocare a fine agosto, a non rovinare il suo racconto d’inverno ci ha pensato l’Assocalciatori, che con una giornata di sciopero fece rinviare tutto a fine dicembre. Così, quando Osvaldo è tornato al Dall’Ara mancava poco che nevicasse, eppure il suo fiuto del gol resiste anche alle basse temperature:quella sera a Bologna si vede per la prima volta (e anche unica, se si eccettua qualche lampo all’Olimpico con l’Atalanta) come dovrebbe essere la Roma di Luis Enrique. Per lui è il settimo centro nel solo girone d’andata, all’improvviso lo vuole mezza Europa, dopo che in Italia il suo ritorno era stato giudicato esoso. «Ma a me non importa, parlassero pure – ribatteva lui -. Io penso solo a giocare».
Un anno e un mese dopo, Bologna gli offre un’altra occasione per mettere a tacere le critiche, quelle croniche che gli rimproverano il carattere infiammabile e relativi cartellini rossi e quelle contingenti, che hanno imputato alla sua serata storta il pareggio di domenica con l’Inter. Al Dall’Ara si riprenderà maglia e posto da titolare al centro del tridente d’attacco, anche perché l’infortunio alla caviglia rimediato da Destro sembra aver tolto di mezzo la concorrenza. La fiducia di Zeman nei suoi confronti non è mai stata in discussione, semmai quello che gli chiede il tecnico è un pizzico d’impegno in più nell’aiutare la squadra in fase di ripiegamento. Ma questa Roma povera di gol (appena due nelle ultime tre partite in campionato) ha un disperato bisogno della sua freddezza sotto porta. È inverno, si va a Bologna.