(C. Fotia) – La Corte di Giustizia federale non ha fatto giustizia. Anzi, ha ratificato, dichiarandosi incompetente, una clamorosa, evidente e gigantesca ingiustizia. I fatti sono noti e semplici: la Lega ha deciso che la Roma dovrà giocare la prossima partita di Coppa Italia in trasferta a Firenze, ancorché, essendosi classificata nello scorso campionato prima della Fiorentina avrebbe avuto, da regolamento, il diritto di giocare in casa. La Lega ha sostenuto che, siccome la Lazio ha giocato all’Olimpico martedì scorso la partita della Roma, che si svolgerà mercoledì prossimo, sarebbe stata “concomitante” e, poiché la Lazio nella scorsa stagione è arrivata prima della Roma è suo il diritto a giocare in casa.
Una scelta insensata che la Corte federale ha di fatto avallato legittimando una vera e propria rivoluzione semantica: d’ora in poi il termine “concomitante” non indicherà più una coincidenza di spazio e tempo, dal momento che sono stati considerati concomitanti due eventi che si svolgono a otto giorni di distanza l’uno dall’altro. Da ieri, se uno scocciatore vi chiede un appuntamento per il giorno “x” potrete rispondere che non potete perché avete un importante evento “concomitante” anche se è fissato otto giorni dopo. Non mi sfugge e credo che non sfuggirà neppure ai lettori che si è voluta punire la Roma, schiaffeggiare i suoi dirigenti, offendere i suoi tifosi. E se lo si fa in modo plateale vuol dire che il sistema di potere calcistico, piegando a sé anche la tra molte virgolette “giustizia” sportiva, ha voluto dare un segnale ben preciso, come se non bastassero torti arbitrali e ingiuste espulsioni. C’è una protervia che, come ha spiegato su Il Romanista uno dei più grandi esperti di diritto sportivo, l’Avvocato Mario Stagliano, sfida la logica e il regolamento.
Qui non si tratta di difendere la Roma, né di fare vittimismo: i giallorossi andranno a Firenze per disputare una partita importantissima dovendo rinunciare, per una gravissima ingiustizia, a quel vantaggio che in queste occasioni, così sentite dal pubblico, ti dà il fattore campo. Chiaro che la Roma a questo punto ha una motivazione in più per vincere, ma io penso che ci sia un problema che riguarda l’immagine che il calcio dà di sé, come luogo dell’immoralità per eccellenza, perché il massimo dell’immoralità, nel calcio come nella società e nella politica, è calpestare i diritti. Proprio ieri è uscita la notizia del diffondersi di atti di razzismo anche nelle serie minori. Mi domando che legittimità abbiano di contrastare, come si dovrebbe, questo cancro della nostra società e dunque anche del nostro calcio, istituzioni sportive che hanno perso qualsiasi credibilità. Come può essere credibile quando parla di etica, di moralità, di legalità chi prende decisioni cosi immorali, come quella di ieri?