(T. Carmellini) – Dopo ventidue giornate di campionato la Roma è già fuori da tutto o quasi. Aggrappata all’unica partita che può ancora dire qualcosa: la semifinale di ritorno diCoppa Italia in programma a San Siro il 17 aprile contro l’Inter.
Circa ottanta giorni di attesa per capire se il prossimo anno i giallorossi potranno giocare in Europa: che comunque sarà quella dei «poveri». Impossibile pensare diversamente per chi viaggia con il miglior attacco della serie A, ma con la peggior difesa o quasi: più battute solo Cagliari e Pescara. Impossibile concepire un futuro assieme dopo i botta e risposta delle ultime 24 ore con un tecnico che si è evidentemente sentito accerchiato e ha sparato nel mucchio. Impossibile se i diretti protagonisti, piuttosto che interrogarsi sull’accaduto, restano lì a cercare qualche capro ispiatorio. Difficile prendere una decisione ora, perché vorrebbe dire rinnegare molte delle scelte fatte e rimettere in discussione tutto.
Ma se il futuro è questo, forse sarebbe il caso di darci un taglio subito: a meno che non si abbia la certezza di poter sostenere l’insostenibile. O forse il vero problema è trovare un’alternativa credibile a stagione in corso.