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IL TEMPO Due punti buttati via

De Rossi e Totti

(Il Tempo) – È la sintesi del posticipo che ha chiuso la seconda giornata di ritorno del campionato di serie A. La squadra di Zeman domina contro l’Inter imbarazzante di Stramaccioni, va in vantaggio, ma si fa rimontare incredibilmente a tempo scaduto e non riesce nel secondo tempo a chiudere la partita: pur facendo sempre la partita.

Complice una serata sicuramente non fortunata, fatta di funesti presagi e presenze deleterie, ma soprattutto farcita di scarsa concretezza sotto porta degli attaccanti giallorossi mai cinici quando serve. Nel Paese del «catenaccio e contropiede» la Roma continua a produrre tantissimo, ma a raccogliere poco o nulla: intanto gli altri vanno avanti. Il bilancio di un pareggio che mancava dallo scorso settembre, coincide infatti con il sorpasso del Milan che soffia a Totti & Co. il sesto posto in classifica e spinge, al momento, la Roma fuori dall’Europa. Una porta che i giallorossi proveranno a varcare dall’ingresso secondario: la Coppa Italia. Mercoledì, sempre all’Olimpico e ancora contro l’Inter, semifinale di andata per continuare a sognare… ma solo con i sogni non si va molto lontano.

Zeman perde Pjanic in extremis: il bosniaco prova prima dell’incontro ma non ce la fa. Dall’altra parte Stramaccioni mette dentro il meglio che ha con Milito e Cassano rimasti a Milano. Subito Roma, la squadra di Zeman parte a testa bassa e sembra padrona del campo, le trame offensive sono tutte o quasi di marca giallorosssa con Totti & Co. che arrivano in fondo tre volte nei primi sette minuti. L’Inter invece resta lì dietro ad aspettare, pronta a colpire in contropiede. È la dinamica della serata, con la Roma che crea gioco, ci prova, ma non si riesce a sbloccare per scarsa precisione sotto porta: un film già visto, perché i giallorrossi concretizzano molto meno di quanto producono. Era successo a Napoli, a Catania e anche a Firenze: con l’Inter la musica non cambia e prima del vantaggio, inevitabile dei giallorossi, sono almeno altre cinque le azioni da gol che la squadra di Zeman riesce a produrre ma non a trasformare. La Roma così si sblocca dal dischetto: gran palla recuperata da Bradley (uomo ovunque), che consente ai giallorossi di ripartire in velocità fino all’ingresso, a valanga, di Ranocchia: proprio sull’americano. Orsato non ha dubbi: è rigore. Dal dischetto Totti è implacabile, porta a quota 222 il suo personale cartellino e in vantaggio la Roma. L’Inter accusa il colpo, ma come fin troppo spesso visto quest’anno la Roma non riesce a chiudere i conti: anzi rallenta. Consente così, a un’Inter inguardabile che si affida solo al talento di Guarin, di rientrare in partita e di colpire un palo con Livaja prima (disattenzione di Marquinhos) e di castigare la Roma a tempo scaduto poi con Palacio. Altra pennichella collettiva dei due centrali e 1-1: tutto da rifare.

Zeman cambia: fuori un De Rossi impalpabile e che ha avuto comunque un problema al flessore, dentro Tachtsidis. Si riparte esattamente come era iniziato il match, con la Roma avanti a testa bassa e l’Inter lì dietro chiusa a riccio pronta a ripartire in contropiede. Sette minuti e gran palla di Lamela che pesca profondo Osvaldo. Poi ci prova Piris, uno dei migliori in campo, che arresta e tira di prima: facile Handanovic. È sempre la Roma a far gioco, ma si piace troppo e non chiude gli ultimi metri, gioca troppo spesso il pallone con un tocco di troppo prima di chiudere a rete. E l’arrembaggio finale non fa che aumentare i rimpianti per una Roma che arriva da tutte le parti ma non riesce a scalfire il muro di uomini alzato da Stramaccioni davanti ai pali difesi da Handanovic. Si chiude tutti in avanti con i boati dell’Olimpico per la sfortuna che dice no a Piris prima (sbaglia due gol clamorosi nel finale) e a Lamela dopo. Non basta per vincere questa partita maledetta che rispedisce la Roma fuori dall’Europa, sorpassata dal Milan e ancora una volta con un pugno di mosche in mano. Un punto è troppo poco, ma per vincere questo tipo di partite serve più cattiveria. E adesso la coppa: vietato sbagliare.

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