Nuovo appuntamento con la rubrica firmata Gazzetta Giallorossa. Questa volta dedichiamo la nostra attenzione alle elucubrazioni più o meno indovinate da parte dei “nostri” dirigenti, spesso in difficoltà nel gestire le situazioni come la Roma sul campo. L’obiettivo è rivolto alle parole rilasciate dal Direttore Generale Franco Baldini, ai microfoni di Rai Sport.
“Mi aspettavo di avere punti in più, questa squadra è ottima e ha un ottimo allenatore, che però non bastano a ottenere risultati. Mi prendo le responsabilità, perchè ci vogliono anche le condizioni per stabilire una dinamica per cui i giocatori vengano convinti al percorso da fare. Ci vuole anche chi deve essere in grado di creare un ambiente favorevole. Forse questo ancora non lo abbiamo fatto”.
Anche noi addetti ai lavori, come i tifosi romanisti ci aspettavamo qualche punto in più. Complice però una campagna acquisti deficitaria (la seconda in due stagioni), un eccessivo ricorso alle giovani leve e la necessità di assemblare una squadra per tre quarti nuova in fretta e furia, se poi ci troviamo in 7° posizione in graduatoria con 2 punti di differenza, rispetto alla tragica annata asturiana, non dobbiamo sorprenderci. Più che aspettarci qualche punto in più, cerchiamo di costruire il presente piuttosto che il solito futuro.
“Tachtsidis credo sia in qualche modo la vittima di questa querelle che è stata sospinta per tanto tempo fin dall’inizio sull’utilizzo da parte di Zeman di De Rossi, o meno. E’ un ottimo giocatore, non ha mai potuto dimostrare quanto buono sia come calciatore per via delle responsabilità di cui è stato caricato”.
Peccato però che le responsabilità date al giocatore derivino dalla società in primis che, ha pensato di costruire una squadra attorno al regista greco, reduce da una discreta stagione in Serie B e nulla più. Se l’inserimento fosse stato più graduale, magari anche il ragazzo avrebbe imparato a convivere con le critiche, assolutamente normali in una piazza esigente come Roma. Inoltre le stangate a De Rossi, ormai non si contano più.
“A fine anno mi renderò responsabile, come sempre, e trarremo le nostre conclusioni. Ma attenzione: in questa società ogni giorno viene fatto qualcosa per migliorare. Quello che oggi si chiama un fallimento verrà guardato con più obiettività. Questo è il primo segno importante, ma il valore di un manager si valuta da quello che ha lasciato. Questa Roma ha delle forte basi sulle quali bisogna investire”.
Questo vuol dire che anche, arrivando settimi e magari, uscendo in semifinale di Coppa Italia, le cariche dirigenziali sarebbero salve. E allora l’ammissione di responsabilità in cosa consiste? Il prendersi le colpe che conseguenze porta? Dopo l’addio di Luis Enrique, si era parlato di fallimento progettuale. Ora, il ricalcare lo stesso copione già visto, basterà per ammettere di non essere all’altezza e ammainare la bandiera?
A cura di Rocky & Apollo