“Perché quando si parla di Roma squadra non si va alla squadra, si va alla Curva sud. La Curva Sud da alla squadra quella gioia e quella carica che tutte le squadre sentono quando vengono a giocare a Roma. Anche io da avversario, non solo da allenatore, l’ho sentita. Da avversario si teme sempre la Curva Sud, perché si sa che da, specialmente quando la squadra non va perfettamente, una certa forza alla squadra che le permette di vincere”.
Parola di Nils Liedholm. Così il Barone descriveva la magia della Sud in un’intervista degli ormai lontani anni ’80. Da allora ne è passato di tempo, ne sono passate di generazioni su quei gradoni, ma la sostanza è sempre la stessa: la Sud, quando la squadra ne ha bisogno, diventa l’uomo in più. Diventa motivo di paura per qualunque avversario, che come mette piede sul manto erboso dell’Olimpico, si ritrova davanti un muro giallorosso, roboante e carico di passione. Quella passione che dal 1927 ci si tramanda di padre in figlio, un’amore sconfinato per una meraviglia sportiva senza eguali. E di questa passione smisurata la Sud ne è la bandiera, la portavoce. Se quei gradoni potessero parlare, di storie di abbracci, di lacrime versate, di gioie e di dolori ne avrebbero migliaia da raccontare. Perché la Sud non è soltanto un semplice settore con dei seggiolini numerati, la Sud è una culla di passione. E’ il primo amore, quello che non scordi mai: il battito del cuore pulsante ed il respiro che viene a mancare, quando per la prima volta sali quelle scalette, sono un qualcosa di difficile da raccontare, anzi impossibile. La Sud è magia, è follia, è libertà, è spensieratezza. E’ un fiume in piena, un mare in tempesta. La Sud è amore vero, quello che quando eri bambino leggevi nei libri di favole e non pensavi esistesse. Invece esiste, ed è pazzesco.
Ieri sera, dopo una serie di risultati negativi, la squadra si giocava tanto. Battere l’Inter in vista della gara di ritorno era fondamentale. Lo sapevano tutti. E lo sapeva anche Francesco Totti, che ha chiesto il sostegno dei tifosi, affinché stessero vicini alla squadra e li accompagnassero alla vittoria. Parola di Capitano. E la Sud non se l’è fatto ripetere due volte, bella e colorata come sempre si è stretta attorno alla squadra, prendendola per mano come avrebbe fatto un padre vedendo il proprio figlio in difficoltà. Perché la Sud nei momenti di difficoltà si esalta e riesce a dare il meglio di se. Come ieri sera, quando insieme ai suoi ragazzi ha spinto in rete la palla per ben due volte, esplodendo di gioia come solo lei sa fare, con quel boato indistinguibile. E come diceva il barone, ieri sera la Sud ha vinto ancora, dando l’ennesima prova da 30 e lode e mettendosi in saccoccia parte di quella finale tanto desiderata. Dando ancora una volta una lezione di tifo e di passione a chi da anni vorrebbe eliminarla e le tira fango addosso. Ma come diceva il grande Ago, “Io sono il Capitano, i tifosi mi appartengono almeno quanto io appartengo a loro. Se vuole criticarli faccia pure, io li ammiro nelle meraviglie e li difendo nelle difficoltà. Si ricordi, la Roma sono loro”. Viva la pazza gioia di essere romanisti!
Edwin Iacobacci