(M. Pinci) – Spiazzato, deluso, imbufalito. L’establishment romanista dopo l’affondo di Zeman, ha sviluppato una catena di reazioni amare. Erano lontani — Baldini a Reggello e Sabatini a Milano — mentre l’allenatore boemo dispensava parole al cianuro: «Non abbiamo regole, e senza disciplina non c’è squadra. E poi basta la pioggia o un infortunio meno grave per non poter lavorare insieme, ci si allena a volte in 12 e io non riesco a gestire influenze e infortuni che ritengo meno gravi. Serve più sacrificio e partecipazione». Responsabilità spartite dal tecnico tra le altre due componenti, giocatori e società: tutti colpevoli tranne se stesso. Dimenticando, forse, l’impegno dei vari Balzaretti, Marquinhos, Piris, scesi in campo a pezzi mercoledì: quasi un modo per esonerarsi in anticipo, in vista di un addio più che probabile in estate.
Clima gelido sul treno per Bologna, dove oggi la Roma giocherà una gara già cruciale per la classifica. In serata, Zeman non si è scusato con Sabatini — cui avrebbe spiegato di voler con quelle frasi mettere i giocatori di fronte alle proprie responsabilità — nè con la squadra: oggi, dopo la partita, si spiegherà con Baldini. Che però del rispetto delle regole ha fatto la bandiera della propria gestione: dall’esclusione di Osvaldo per il pugno a Lamela a quella di De Rossi a Bergamo per un ritardo alla riunione tecnica.E poi, come criticare la squadra se il cattivo esempio arriva da un collaboratore del boemo, in ritardo agli allenamenti? L’esatto opposto di Luis Enrique, che a Trigoria si era presentato con un decalogo semplice quanto chiaro, e rispettato prima di tutto da lui stesso. A questo punto la ferita, nei rapporti già gelidi tra allenatore e società, sembra complicatissima da suturare. Formazione: in attacco Pjanic sostituisce Lamela, Torosidis può debuttare dall’inizio. Destro, intervento ok: rientro tra 2 mesi.