Delicatissimo “Derby del Sole” per la Roma che affronterà il Napoli in uno dei più caldi stadi d’Italia: il San Paolo.
STORIA
Inaugurato il 6 dicembre 1956, con la gara di campionato fra Napoli e Juventus, terminata 2-1 per gli azzurri, venne denominato “Stadio del Sole” cambiando successivamente denominazione per celebrare la tradizione secondo la quale San Paolo avrebbe raggiunto l’Italia attraccando nella zona dell’attuale Fuorigrotta, sito dell’impianto. La capienza iniziale era di 87 500 spettatori (in piedi) distribuiti su un singolo anello prima con l’aggiunta di un secondo poi. Riammodernato per gli europei del 1980 e per i mondiali del 1990, successivamente venne costruito un terzo anello, direttamente collegato alla struttura di sostegno della copertura, che portò la capienza dello stadio a 79 810 posti. Questo anello, tuttavia, è stato poi inibito agli spettatori poiché, ogni volta che il Napoli segnava una rete, gli spettatori esultanti provocavano vibrazioni che, attraverso i piloni di sostegno della copertura, si diramavano nel terreno propagandosi successivamente ai fabbricati adiacenti allo stadio e causando, così, non pochi problemi agli abitanti (si sono verificate perfino lesioni all’interno degli appartamenti). Al San Paolo si è tenuta la partita con il maggior numero di spettatori paganti in Italia, 89 992, in occasione di Napoli-Perugia del campionato italiano 1979-1980, disputatasi il 21 ottobre 1979. Non si riuscì mai a stabilire il numero di spettatori realmente presenti, molti di più di quelli ufficiali
Durante la ristrutturazione per i mondiali del 1990, fu aggiunta la copertura nonostante non vi fosse stata alcuna norma della FIFA che prevedesse obbligatoriamente la stessa; l’aggiunta della copertura comportò inoltre la rimozione del preesistente tabellone elettronico che era posto sulla sommità fra i settori distinti e Curva A, sostituito da due scarni e semplici display elettronici monoriga sulla balaustra dell’anello superiore del settore “distinti” e di quello della tribuna centrale, che furono utilizzati, peraltro, solo durante Italia 1990.
Dopo problemi a livello giuridico nati da una gestione losca dei lavori e dei materiali atti ad essi, si è arrivati ad un progressivo decadimento e degradazione della struttura. Questo stato di rovina dell’impianto ha reso più volte il San Paolo inagibile per lo svolgimento di gare di campionato; ciò si è verificato in particolare nel settembre del 2001 dopo un drammatico nubifragio, che fra l’altro provocò due morti e miliardi di danni in tutta la città. Tra le strutture più colpite ci fu proprio lo stadio; il Napoli fu costretto a giocare gli incontri casalinghi prima a Cava de’ Tirreni, allo Stadio Simonetta Lamberti, e poi allo Stadio Santa Colomba di Benevento, tornando a giocarvi solo a gennaio del 2002 in occasione del derby con la Salernitana, dopo ingenti lavori di riqualificazione resi possibili dallo stato di calamità deciso dal Governo.
Nel corso dell’estate 2010, la società e il comune di Napoli, tramite l’assessorato allo sport, hanno proceduto, dopo 23 anni, a un’ampia opera di restyling, che ha visto il rifacimento del manto erboso, del sistema di irrigazione, di drenaggio e di deflusso delle acque piovane e la riqualificazione di alcuni settori dello stadio. Nell’estate del 2011, il San Paolo è stato adeguato alle norme richieste dell’UEFA per la partecipazione alla Champions League 2011-2012. Le richieste dell’organo amministrativo del calcio erano: rimozione della rete di protezione del settore ospiti: la società ha rimosso la rete dal settore superiore, che ha accolto i tifosi ospiti in Champions League, mentre la gabbia rimane sul settore inferiore che verrà utilizzato per i tifosi ospiti nelle gare di Serie A e, altro lavoro richiesto, il cablaggio della sala stampa e tribuna stampa per garantire massimo comfort ai giornalisti.
Nel novembre del 2012, lo stadio è stato dotato di due schermi LED di 16 metri ognuno, installati al posto dei due vecchi display, non funzionanti, risalenti ai campionati mondiali di Italia ’90. Il costo dei due screen, di circa 100.000 euro, è stato sostenuto interamente dalla società partenopea. L’attuale capacità di contenere spettatori ammonta a 79 810 (60240 omologati),
TIFOSERIA
Esponenti caldissimi del tifo italiano, i primi supporters organizzati del Napoli nascono negli anni sessanta. Nel 1972 nacque il gruppo degli Ultras della Curva B, rinominato poi CUCB, Commando Ultras Curva B. A causa, negli anni novanta, dello scioglimento del CUCB e dei gruppi minori ad esso collegati, attualmente i maggiori gruppi della Curva B sono i Fedayn E.A.M. 1979 e gli Ultras Napoli. Particolarità del tifo napoletano è la presenza vigorosa di gruppi organizzati anche nella Curva A che racchiude i gruppi dei Mastiffs, dei Vecchi Lions, delle Teste Matte,dei Sud, dei Bronx, della Brigata Carolina, del Rione Sanità e dei Fossato Flegreo.
Per quanto riguarda l’inno, il Napoli non ne ha uno ufficiale.
Giovanni Parisi