E ora? Dopo l’integralismo di Zeman come giocherà la Roma? Sarà ancora 4-3-3 o si passerà allo “spallettiano” 4-2-3-1? Andreazzoli conosce anche la difesa a tre fatta a Udine e la Roma ha giocato bene con la Fiorentina, si potranno rivedere Marquinhos, Burdisso e Castan insieme?
Gli interrogativi da porre ad Aurelio Andreazzoli sul prossimo modulo della Roma sono tanti, ma il nuovo tecnico prima di scrivere numeri e di muovere le pedine dovrà cercare come ritrovare l’equilibrio che i giallorossi in campo hanno smarrito. Tanti, troppi i gol subiti. Un numero da non incrementare già da domenica prossima contro la Sampdoria, sul campo e contro la squadra contro la quale nacque Totti centravanti e il 4-2-3-1 dei miracoli.
Come detto aldilà dei numeri, la difesa giocherà un po’ più bassa, più protetta, senza andare sempre uno contro uno con gli attaccanti avversari. I terzini spingeranno a turno e non contemporaneamente se non in rare occasioni. Liedholm diceva: “Nel calcio si attacca in sette, si difende in nove”. Non essendo sedici in campo, la squadra deve muoversi costantemente e la prova della difesa è condizionata dai movimenti di tutti, centrocampisti e attaccanti che dovranno sempre riportarsi sotto la linea della palla quando è in possesso degli avversari. Si crea così quella densità che permette ai reparti di stare corti e di non lasciare spazi alla manovra avversaria, più lenta, più prevedibile e meno pericolosa. Il lavoro di inserimento dei centrocampisti sarà importante come con Zeman, ma Andreazzoli non chiederà a Florenzi, Bradley o chi giocherà l’estenuante movimento richiesto dal boemo.