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AS ROMA Da sogno ad addio in 234 giorni

Zeman

Dal sogno all’addio in 243 giorni. Tanto è durata la seconda era di Zdenek Zemansulla panchina della Roma. Il grande ritorno del boemo sulla panchina giallorossa, a 13 anni di distanza dalla prima volta, viene annunciato il 4 giugno scorso e accende immediatamente l’entusiasmo del popolo giallorosso. Ne parla anche il Wall Street Journal, che lo celebra con un titolo esemplificativo: ‘The Return of Soccer’s Jedì, ‘Il ritorno dello Jedi del calciò. Nel giorno della sua presentazione il direttore generale Franco Baldini assicura che «Zeman non è una seconda o una terza scelta, è la scelta». «A lui -le parole del dg- chiediamo emozioni, se fossero accompagnate dai risultati, sarebbero emozioni perfette».

Il direttore sportivo Walter Sabatini chiarisce che «non abbiamo preso Zeman per farci da ‘scudo spazialè. Per noi è stata una semplice e pura scelta tecnica». Anche il tecnico si mostra entusiasta: «Nel ’99 mi ero prefissato che prima o poi sarei tornato. Ora ci sono riuscito e sono felice, spero che dopo la stagione calcistica lo saranno anche gli altri». I fatti, però non gli daranno ragione. All’esordio in campionato, il 26 agosto, la Roma non va oltre un pareggio all’Olimpico contro il Catania: finisce 2-2 ma nonostante il mezzo passo falso i tifosi si godono uno spettacolo tutto sommato gradevole. I difetti del gioco zemaniano non tardano ad affiorare, ma le possibili polemiche per il pari casalingo vengono cancellate con l’impresa a San Siro contro l’Inter la settimana seguente: 3-1 ai nerazzurri con gol di Osvaldo e degli emergenti Florenzi e Marquinho. ‘Zemanlandià è tornata: solito gioco spettacolare e veloce, ma anche ampi spazi concessi agli avversari in contropiede. La gioia per la vittoria di Milano viene dimenticata la settimana successiva quando la Roma perde nuovamente in casa contro il Bologna per 3-2 al termine di una partita pazzesca: doppio vantaggio in un quarto d’ora, risultato capovolto nella ripresa. A bruciare, però, sono soprattutto il poker con cui la Juventus liquida i giallorossi il 29 settembre a Torino e la sconfitta per 3-2 nel derby contro la Lazio l’11 novembre, con espulsione di De Rossi dopo un colpo proibito aMauri.

Il tormentato rapporto fra il tecnico e ‘capitan Futuro’ raggiunge i minimi storici dopo la figuraccia dello Juventus Stadium. Una grana, questa, destinata a restare senza soluzione. Il 2012 della Roma si chiude con due vittorie di prestigio all’Olimpico, prima contro la rivelazione Fiorentina e poi contro il Milan: identico risultato, 4-2. Nel nuovo anno, però, si torna ai vecchi problemi evidenziati dal brutto ko del San Paolo contro il Napoli (4-1) e dalla sconfitta con il Catania. Le critiche aumentano così come la pressione dell’ambiente e le incomprensioni fra il tecnico e la squadra. Il boemo punisce Marquinho e lo esclude dalla lista dei convocati per la sfida dei quarti di finale di coppa Italia contro la Fiorentina. L’emergenza in attacco spinge il tecnico a rinunciare per la prima ed unica volta in carriera al suo modulo e marchio di fabbrica, il 4-3-3, per la sfida con i viola. Una decisione clamorosa che, insieme al gol vittoria di Destro, frutta la qualificazione alle semifinali. Ma dopo il pareggio in campionato e la vittoria di misura in Coppa Italia contro l’Inter la Roma e Zeman ci ricascano. Prima della trasferta di Bologna il tecnico si sfoga in conferenza «Qui non c’è un regolamento scritto. Di solito lo fa la società, la disciplina è la cosa più importante», dice commentando l’intervista polemica del portiere Marteen Stekelenburg. Risponde Baldini: «La disciplina non si ottiene attraverso regole scritte, che per altro ci sono. La disciplina dipende dalla credibilità che si ha verso il proprio ambiente». Il resto è storia recente, dal pareggio in casa del Bologna alla fiducia confermata al tecnico (lo Zeman 2) fino alla debacle casalinga contro il Cagliari. Il destino di Zeman si decide oggi nello studio Tonucci, quartier generale del consigliere Stefano Baldissoni e sede delle più importanti operazioni strategiche del club: qui è cominciata l’era americana della Roma, qui finisce il sogno di ‘zemanlandià.

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