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AS ROMA Il ciclone Totti

Totti

Quanto ci vuole per mettere un dito in bocca? Stavolta Totti non ha fatto in tempo, perché è stato tutto troppo veloce. Sette decimi di secondo tra l’impatto con il pallone e il contatto con la rete, soltanto poco di più hanno impiegato i compagni a travolgerlo di gioia riconoscente. Pjanic, poi Perrotta scattato dalla panchina, poi tutti gli altri mentre l’amico Buffon, inerte e incredulo, si stava chiedendo dove fosse passato il tiro. In tutto due-tre secondi, che hanno cambiato la partita e forse la stagione della Roma. Pensate a un’altra attività che possa essere così produttiva in un arco temporale così ridotto. Non c’è.

Ai meno giovani e ai più romantici quel gol ha ricordato la specialità di un altro capitano della Roma, Agostino Di Bartolomei. Che una volta, nel dicembre 1978, decise proprio una partita contro la Juventus allo stadio Olimpico: 1-0 uguale uguale. Suo figlio Luca, che all’epoca non era ancora nato, è orgoglioso dell’accostamento:  «Sinceramente vedendo quel gol non avevo pensato ad Ago. Ma è logico che mi faccia piacere ricordarlo, considerando che se mio padre è stato il capitano di una generazione, Totti è il capitano della mia. Da tifoso della Roma, sono sorpreso da questo miracolo vivente: a 36 anni Francesco ancora salta e corre come un ragazzino. Mi auguro che sproni la squadra a risalire la classifica in questo finale di stagione» .

Fonte: Corriere Dello Sport

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