GENOVA – La Roma cambia pelle ma Aurelio Andreazzoli non si sente l’anti-Zeman. Dopo l’esonero dell’allenatore boemo, la formazione giallorossa riparte con un nuovo tecnico. «Non sono l’anti-Zeman», dice Andreazzoli, che aprirà la sua avventura nel match in programma sul campo della Sampdoria. Nessuna contrapposizione esplicita rispetto alla gestione caratterizzata dal modulo 4-3-3 ma le novità appaiono evidenti.
«I calciatori sono i principali protagonisti, l’allenatore non è così incidente. Non ho un solo modulo. De Rossi giocherà sempre se lo meriterà», dice Andreazzoli. Dal rigore tattico si passa ad una struttura “elastica”. «Ho quasi 60 anni, conosco il calcio e so benissimo cosa fare. Metterò in campo 11 giocatori per farli rendere al meglio. Non è un problema di numeri o di collocazione: sono le caratteristiche dei calciatori a determinare il modulo. Se io avessi un solo sistema, sarei condizionato e ci sarebbe una sorta di ingabbiamento».
«In questi anni ho provato tutti i sistemi, mi metto a disposizione dei giocatori e del momento. Non sempre il lavoro dell’allenatore è così incidente», spiega ancora. «Non sento l’eredità di Zeman, sfrutto quello che ci ha lasciato. Quanto, lo vedremo. I giocatori sanno cosa Zeman ci ha lasciato in termini tattici e morali, un patrimonio enorme».
Nella prima conferenza da “titolare” della panchina, non mancano i momenti caldi. «Lasciate stare la squadra», risponde Andreazzoli ad una domanda relativa all’abolizione delle doppie sedute di allenamento. «Io dormo 3 ore a notte questa settimana e poi devo sentire che qualcosa scricchiola», afferma il tecnico, smentendo l’ipotesi di un atteggiamento compiacente nei confronti della squadra. «Le regole fondamentali sono quelle dettate dal buon senso, non voglio controllare ciò che è incontrollabile. Alcune situazioni, come quelle relative a orari ed educazioni, sono indiscutibili: su 5-6 regole non si transige. Sfatiamo il luogo comune secondo cui sono amico dei giocatori… Le regole sono regole», dice.
Le norme varranno per «grandi e piccoli: ho due icone nello spogliatoio, Totti e De Rossi, capitano e “capitan futuro”. Loro dovranno rispettare le regole più degli altri, dovranno dare l’esempio. Sono monumenti che voglio innalzare, non raderli al suolo». Daniele De Rossi, nella Roma di Zeman, spesso ha trovato posto in panchina. «De Rossi giocherà tutte le partite se lo meriterà. Sarà la nostra guida e un esempio da esportare nel mondo», dice Andreazzoli. L’altra novità certa sarà relativa alla maglia numero 1: «In porta, se gioca bene, Stekelenburg ci sarà sempre».
«La società ha messo a disposizione una squadra forte. Anzi, due squadre forti», dice soffermandosi sull’organico. «Abbiamo molti obiettivi, dobbiamo dare la priorità a ciò che può portarci al risultato. La squadra ha bisogno di rigenerarsi e di ritrovare la fiducia. Voglio trasmettere la mia energia ai ragazzi, dobbiamo renderci conto che i principali protagonisti sono i calciatori», dice ancora. «Vanno amati, non osteggiati o offesi. Ovviamente, i giocatori devono dare risposte. Noi gliele faremo dare. In questa settimana di lavoro abbiamo riempito il carro con fatica, ora si tratta di spingerlo con l’aiuto di tutti».
Il direttore generale giallorosso, Franco Baldini, ha chiarito che la scelta di Andreazzoli è «temporanea» ma c’è l’auspicio di trasformarla in «definitiva». «Torno a lavorare da allenatore. Torno… Hanno scritto che da 17 anni faccio il secondo, non so da dove sia uscito. Ho lavorato da primo per 20 anni, poi per 10 anni sono stato un secondo», dice il tecnico. «La società mi ha affidato un compito e quando mi parlerà delle idee per il futuro io ne prenderò atto. Mi piacerebbe essere l’allenatore della Roma tra 3 anni per vincere lo scudetto che questa squadra merita, ma sono un uomo della società».
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Fonte: ilmessaggero.it